parlerò del vw maggiolino ,ne ho uno rosso
Volkswagen Käfer | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Costruttore | ![]() |
Tipo principale | Berlina |
Altre versioni | Cabriolet |
Produzione | dal 1938 al 2003 |
Sostituita da | Volkswagen New Beetle |
Esemplari prodotti | 21.529.464 |
Altre caratteristiche | |
Dimensioni e massa | |
Lunghezza | 4.080 mm |
Larghezza | 1.550 mm |
Altezza | 1.500 mm |
Passo | 2.400 mm |
Massa | 760 kg |
Altro | |
Assemblaggio | Wolfsburg, Hanover,Emden, Ingolstadt,Osnabrück, Germania Melbourne, Australia Bruxelles, Belgio São Bernardo do Campo, Brasile Giacarta, Indonesia Dublino, Irlanda Puebla, Messico Auckland, Nuova Zelanda Lagos, Nigeria Manila, Filippine Uitenhage, Sud Africa Sarajevo, Jugoslavia Valencia, Venezuela[1] |
Progetto | Ferdinand Porsche, Ferry Porsche, Rudolf Hruska |
Stile | Erwin Komenda |
![]() |
La Volskwagen Typ 1, meglio conosciuta come Maggiolino in Italia (Käfer in tedesco, detta anche Coccinelle inFrancia, Escarabajo in Spagna, Beetle o Bug in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, Fusca in Brasile e Vocho in Messico), è un'automobile compatta prodotta dalla Volkswagen dal 1938 al 2003.
È sicuramente l'automobile tedesca più conosciuta al mondo, assurgendo a simbolo della rinascita industriale tedesca nel secondo dopoguerra, nonché il primo modello Volkswagen in assoluto.
Detiene attualmente il record di auto più longeva del mondo, essendo stata prodotta ininterrottamente per sessantacinque anni. Inoltre, ha detenuto a lungo il primato di auto più venduta al mondo, con 21.529.464 esemplari, e attualmente è la quarta auto al mondo per numero di esemplari prodotti, dopo Toyota Corolla, Ford F-150 eVolkswagen Golf.[2][3][4]
Per la sua diffusione planetaria, è uno dei primi esempi di world car.
Il Maggiolino ha avuto una riedizione moderna nel New Beetle, modello retrò entrato in produzione nel 1998, seguito dalMaggiolino nel 2011, anche se la sua eredità di auto da famiglia è stata effettivamente raccolta dalla Golf nel 1974.
Indice
[nascondi]Storia
Sviluppo
La sua produzione ha inizio per scelta di Adolf Hitler, che in un discorso del 1934 annunciò la sua scelta di mettere in commercio un'auto per tutti, convinto che l'automobile non dovesse essere un privilegio. In quegli anni le automobili, almeno in Europa, non avevano prezzi accessibili al cittadino medio. D'altro canto lo sviluppo della motorizzazione di massa avrebbe permesso alla Germania una maggiore flessibilità per il posizionamento delle fabbriche nei confronti dei quartieri residenziali.
I progettisti interpellati furono Ferdinand Porsche e Jakob Werlin della Mercedes-Benz. Vinse il progetto del primo, che ebbe il compito di realizzare un'auto con le seguenti caratteristiche, fornite da Adolf Hitler stesso, soprattutto in funzione di viaggiare comodamente sulle prime autostrade: capacità di trasportare 5 persone o tre soldati e un mitragliatore, viaggiare oltre i 100 km/h consumando in media 7 litri per 100 km e non avere un prezzo superiore ai 1000 Reichsmark. Per fare un esempio, un operaio guadagnava in media 130 Reichsmark al mese (ma i meno abbienti erano stipendiati con circa 110Reichsmark al mese, con ben poche possibilità di risparmio). In realtà, Ferdinand Porsche aveva in mente un progetto simile già dal 1929, quando aveva proposto la sua idea alla Mercedes-Benz prima, e alla Zündapp, produttrice di motociclette, in seguito. Nel 1932, con la Zündapp, Porsche aveva sviluppato tre prototipi marcianti di un modello denominato Porsche Typ 12, detto anche "Auto für Jedermann"("Auto per tutti"), con motore radiale a cinque cilindri raffreddato ad acqua (scelto dall'azienda), e nel 1935 due prototipi di Porsche Typ 60, con motore boxer a quattro cilindri raffreddato ad aria. Nessuno dei prototipi andò in produzione.[6][7]
Nel 1936, vennero allestiti i primi tre prototipi (due berline ed una cabriolet). Hitler ordinò allora di realizzare in Germania quello che fino ad allora era accaduto solo negli Stati Uniti: la penetrazione della motorizzazione privata in tutti gli strati sociali.
L'automobile venne inizialmente nominata KdF-Wagen, Kraft durch Freude Wagen, ovvero "auto della Forza attraverso la Gioia", dal nome dell'ente dopolavoro/ricreativo di stato. Porsche tentò di opporsi a tale nome, ma la scelta era indiscutibile. La messa in atto, il finanziamento e l'organizzazione della motorizzazione di massa vennero nel Reich affidate alla KdF, l'istituzione pubblica che offriva a prezzi popolari vacanze, spettacoli e divertimenti in genere. I colossali investimenti necessari alla enorme capacità produttiva richiesta alla fabbrica, uniti al fatto che il prezzo alla vendita previsto per l'auto non garantiva alcun ritorno all'industria privata, costituivano un problema di difficile soluzione: per rispettare la promessa propagandistica, si decise che i lavoratori stessi si sarebbero accollati i costi dell'operazione. Ai lavoratori tedeschi venne quindi proposto uno schema di accantonamento che prevedeva una quota settimanale, da devolvere per aver in seguito diritto all'auto di famiglia: le enormi somme anticipate dalle schiere di lavoratori (convinti dal promesso prezzo allettante) permisero la realizzazione del grande complesso produttivo Volkswagen (in tedesco "auto-del-popolo") nei pressi del castello di Wolfsburg[8].
Questo primo modello, caratterizzato dal piccolo lunotto posteriore separato in due parti, è noto in Italia come "due vetrini". Inoltre l'auto veniva semplicemente chiamata Volkswagen, essendo l'unica vettura destinata alle vendite. Infatti il nome "Maggiolino" non le è stato attribuito sin dall'inizio. In azienda era identificata come "Type 1". Solamente nel 1967 in una brochure pubblicitaria fu definita per la prima volta "Der Käfer" (il Maggiolino).
La Volkswagen debuttò al Salone di Berlino nel 1939, riscuotendo un grande successo. Ma, nello stesso anno, l'inizio della seconda guerra mondiale portò a convertire la Volkswagen per la produzione bellica.
La produzione bellica
Il Maggiolino è stato utilizzato come mezzo bellico leggero nell'esercito tedesco impegnato nella Guerra, utilizzato su tutti i fronti, dalla Russia al deserto africano.
Celebre è la Kübelwagen (Typ 82) della Wehrmacht, prodotta in circa 55.000 esemplari dal 1940 fino al 1945; costruita in lamierati piani, stampati con nervature di rinforzo, utilizzò prima il motore 985 cm³ della KDF-Wagen, in seguito il motore 1131 cm³ della Kommandeurwagen Typ 82E.
Tra i progetti più originali al fine di contrastare la penuria di benzina in Germania, c'è quello di una Kübelwagen alimentata a gas generato dai carboni di legna, dotata di un bruciatore nel cofano anteriore.[9]
L'anfibia Schwimmwagen (Typ 166), capace di guadare ad una velocità di 10 km/h e sempre sviluppata sulla base della Kübelwagen, era dotata di trazione integrale e di una elica ribaltabile collegabile con un prolungamento all'albero motore. Le ruote anteriori fungevano da timone, e il passo accorciato rispetto al modello da cui derivava permetteva alla Schwimmwagen una buona manovrabilità in acqua. Venne prodotta dal 1942 al 1944 in circa 14.000 esemplari, ma attualmente solo 150 sono in condizioni di marciare.
La Kommandeurwagen (Typ 82E) era il Maggiolino in versione bellica; sviluppato sulla base della Kübelwagen, era dotata di tetto in tela ripiegabile, trazione integrale, cambio con rapporti ridotti, differenziale autobloccante. Venne impiegata nella campagna russa, per un totale di 667 esemplari costruiti; ben pochi Kommandeurwagen tornarono dalla Russia, e oggi sono rari.[10]
Dal secondo dopoguerra agli anni '70
Terminata la guerra, gli edifici di Wolfsburg erano quasi completamente distrutti dai bombardamenti e i macchinari superstiti, trasferiti in decine di cantine e autorimesse private. Gli alleati pensarono di completare la demolizione, ma il salvataggio dell'azienda venne proposto da Ivan Hirst, un ufficiale inglese, ingegnere meccanico e particolarmente esperto di automobili, che ipotizzò di rimettere in funzione la fabbrica allo scopo di costruire automezzi per l'esercito britannico. L'ipotesi di Hirst venne in seguito abbandonata, ma il suo piano fu al momento approvato dalle autorità inglesi, a patto che egli sovrintendesse personalmente all'opera di ricostruzione ed avviamento della produzione, impiegando la manodopera esistente. Tale manodopera era principalmente costituita da prigionieri francesi, polacchi e russi, oltre che da italiani e francesi deportati in Germania dalla Repubblica di Salò e dal Regime di Vichy.[11]
I lavori di ricostruzione muraria, affidati agli operai italiani, furono terminati negli ultimi mesi del 1945 e, dopo una veloce sistemazione delle infrastrutture, la produzione riprese tra mille difficoltà, riuscendo in breve tempo a stabilizzarsi sul migliaio di maggiolini al mese. Le vetture prodotte nel 1946 e 1947 vennero destinate esclusivamente ai militari alleati.[11]
Riavviata l'azienda e venuto il tempo di far ritorno in patria, il maggiore Hirst dovette scegliere un direttore tedesco per la nuova Volkswagen; un compito non facile visto che la quasi totalità dei manager tedeschi era compromessa con il passato regime nazista. La scelta cadde su Heinz Nordoff che, prese le redini aziendali il 1º gennaio 1948, seppe magistralmente proseguire l'opera di Hirst, portando al giusto regime il ritmo produttivo, fino a vendere, nel 1949, quasi cinquantamila esemplari. Un progresso che si arrestò solo negli anni settanta.[11]
Nel frattempo l'ingegnere Ferdinand Porsche, accusato nel 1947 di crimini di guerra e arrestato in Francia, venne liberato. Morì il 30 gennaio del 1951, lasciando a suo figlio Ferdinand "Ferry" Porsche la guida della sua casa automobilistica appena fondata. Pare che, una volta tornato in Germania, si commosse vedendo quanti "suoi" Maggiolini giravano per le strade. Poiché a Porsche si deve la nascita del Maggiolino, la sua casa automobilistica ottenne una royalty di 5 DM per ogni esemplare di Maggiolino venduto, in cambio della promessa di non commercializzare mai un'automobile concorrente.[12]
Nel 1949 il modello Typ 1 viene affiancato dal Volkswagen Typ 2, un mezzo da lavoro realizzato con lo stesso motore e una meccanica molto simile: è il secondo modello della casa di Wolfsburg.
All'inizio degli anni '50 la Volkswagen comincia a vendere il Maggiolino oltre i confini della Germania, aprendo filiali in Brasile,Stati Uniti d'America, Messico e Sudafrica.
Nel 1951, lo Studio Porsche lavorò per un breve periodo ad un motore diesel su base del propulsore originale a benzina da 1192 cm³, portato a 1290 cm³, mantenendo invariato il raffreddamento ad aria e lo schema dei cilindri, con una potenza di 25 cavalli a 3300 giri al minuto e un peso inferiore ai 40 chilogrammi. Furono progettati due prototipi, un Maggiolino e un Typ 2. Nonostante avesse registrato consumi molto bassi (intorno ai 16 km/l, contro i 12 km/l del motore a benzina) e fosse stato collaudato per oltre un milione di chilometri, il progetto fu abbandonato, poiché il motore si rivelava rumoroso e troppo lento: oltre 60 secondi per arrivare a 100 km/h, per una velocità massima registrata di 110 km/h.[13]
Nel 1953, vengono apportate le prime modifiche, come il lunotto posteriore ovale e non più diviso in due parti. Questo modello, molto apprezzato soprattutto nella versione Export, è distinto oggi dagli odierni appassionati col soprannome di Ovalino.
Nel 1955 viene realizzato il milionesimo Maggiolino, oggi conservato nel Museo Volkswagen di Wolfsburg.
Nel 1958 per rinnovare il Maggiolino i tecnici della Volkswagen si rivolgono a Sergio Pininfarina. L'ingegnere studia a fondo l'automobile per poi chiedere ai tecnici Volkswagen: "È perfetta così, perché volete cambiarla?" L'ingegnere consiglierà solo di ampliare il lunotto posteriore per migliorare la visibilità. Uno spot di quell'anno vede protagonista proprio Pininfarina, intento a studiare l'auto.[14] Nella stessa occasione tutte le superfici vetrate furono leggermente ampliate. Altra novità del1958, è l'adozione degli pneumatici tubeless.
Nel 1963 viene ridisegnata la luce targa posteriore e viene eliminato il tettuccio apribile in gomma, sostituito da un tettino in metallo apribile per mezzo di una manovella, simile a quello delle Porsche.
Alla fine del 1963 le vetture per il mercato italiano montano i segnalatori direzionali sui montanti del parabrezza.
Nell'agosto del 1964 ci fu un nuovo aumento delle superfici vetrate, ed una impercettibile bombatura del parabrezza che obbligò il produttore ad adottare le più moderne spazzole tergicristallo flessibili, in uso già da tempo su tutti gli altri veicoli.
Nel 1967 avvengono nuove ed importanti modifiche: vengono ridisegnati i fari anteriori, che diventano verticali (modifica già introdotta l'anno precedente negli Stati Uniti), segnalatori posteriori più grandi (a forma di "ferro da stiro"), paraurti più moderni e robusti; l'impianto elettrico è portato da 6 a 12 v. I motori invece rimangono invariati: 1200, 1300 e 1500 cm³.
Nel agosto 1969 vengono eliminate le rifiniture cromate sul cruscotto. Per la versione cabriolet, viene ridisegnato il cofano posteriore, con quattro griglie di raffreddamento al posto delle precedenti due.
Nel 1970 cessa la produzione della versione cabriolet del Maggiolino e contemporaneamente esce di produzione il motore 1500 cm³. La versione berlina invece continuerà ad essere prodotta ancora per molti anni, sempre con motori 1200 cm³ e 1300 cm³. Nello stesso anno, il Maggiolino viene affiancato dal modello 1302, conosciuto anche come"Maggiolone", (agosto 1970–luglio 1972), che viene prodotto sia in versione berlina che cabriolet. I motori rimangono gli stessi: 1200 cm³, 1300 cm³, più il nuovo motore da 1600 cm³. Il Maggiolino e il Maggiolone si differenziano nell'avantreno, a barre di torsione nel primo e con il moderno schema MacPherson con molle e ammortizzatori nel secondo. Per queste importanti differenze meccaniche tutta la parte anteriore del nuovo modello 1302 viene ridisegnata. Il modello 1302 conserva in ogni caso il vetro piatto e il semplice cruscotto del Maggiolino.
Nell'Agosto 1971 ( MY '72), per adeguare le auto alle norme di sicurezza, il cruscotto viene rifinito con un materiale antiurto, e viene montato un nuovo volante a 4 razze su tutti i modelli. Per le berline 1600 cm³ è disponibile il cofano a quattro griglie di raffreddamento (lo stesso in dotazione al modello cabriolet).
Nell'Agosto del 1972 il modello 1302 viene sostituito dal modello 1303, molto simile al precedente, ma caratterizzato da un nuovo parabrezza curvo, da un nuovo cruscotto in materiale antiurto e una nuova tappezzeria. Anche le luci posteriori vengono ridisegnate, più ampie, tonde e moderne. I nuovi indicatori vengono adottati anche sul Maggiolino. Nel 1975 le frecce direzionali anteriori vengono spostate sul paraurti e di fianco agli sportelli. La produzione del modello 1303 berlina di lì a poco tempo cesserà, mentre il modello 1303 cabrio rimarrà sul mercato fino al 1980.
Il Maggiolino negli Stati Uniti d'America
Sul mercato nordamericano il Maggiolino riscosse grande successo. Arrivò nel 1949, grazie all'importatore Ben Pon (conosciuto anche come designer delVolkswagen Transporter), e nel primo anno di vendita furono esportati solo due esemplari a scopo espositivo.
La carriera statunitense del Maggiolino, divenuto anche un fenomeno di costume dell'allora nascente cultura hippie, durerà fino al 1977, arrivando al suo punto massimo nel 1968, quando ne furono immatricolati ben 423,008 esemplari, un record di vendite tuttora ineguagliato per la Volkswagen nel mercato nordamericano. Nello stesso anno, il Maggiolino fu protagonista del film Un maggiolino tutto matto (The Love Bug), a riprova della fama della vettura tedesca.
Nel 2014 Volkswagen festeggia il 65º anniversario del Maggiolino (giunto alla terza generazione) negli Stati Uniti.[15]
La crisi Volkswagen
La Volkswagen, fin dalla sua fondazione, vendeva quasi esclusivamente il Maggiolino. Sul finire degli anni '60, la flessione della domanda e la mancanza di nuovi modelli (e lo scarso successo di altri basati sempre sulla meccanica del Käfer) misero in crisi l'azienda. La fusione con l'Audi e la NSU consentì di sfruttare il progetto di una berlina a tre volumi iniziato dalla NSU fin dal 1967: nacque così il modello K 70, prima autovettura con il marchio VW con motore raffreddato ad acqua e trazione anteriore.
Tuttavia, questa autovettura non ebbe il successo sperato, e ne vennero prodotti soltanto 200.000 esemplari fino al 1975. La cattiva accoglienza della K 70 sul mercato internazionale, insieme ai problemi finanziari ereditati dalla NSU, gettarono la casa di Wolfsburg in una situazione di grave crisi finanziaria.[16]
Prima della K70, furono tentati due modelli berlina e station-wagon derivati dalla meccanica del Maggiolino: la Typ 3, prodotta dal 1961 al 1973, e la Typ 4, prodotta invece dal 1968 al 1974; entrambi i modelli hanno avuto scarso successo.
Per produrre un modello nuovo, un'auto che potesse proporsi come erede ideale del Maggiolino, fu incaricato il designer italiano Giorgetto Giugiaro, il quale progettò, ispirandosi alla berlina media Fiat 128, l'auto che avrebbe reso nuovamente celebre e fruttifera l'azienda tedesca: la Golf, entrata in produzione nel 1974 e mostratasi all'altezza di poter raggiungere, e infine superare, il successo commerciale del Maggiolino.
Nello stesso periodo, Giorgetto Giugiaro realizza altri due modelli arrivati, come la Golf, sino ai nostri giorni: la berlinaVolkswagen Passat nel 1973, erede della sfortunata K70, e la sportiva Volkswagen Scirocco nel 1974; l'anno successivo, entra in produzione l'utilitaria Volkswagen Polo, disegnata stavolta da Marcello Gandini, rebadging Volkswagen dell'Audi 50, modello che, sotto il marchio dei quattro anelli, raccolse scarso successo.
Questa rinnovata gamma è basata su una nuova piattaforma a motore e trazione anteriore, e segna l'abbandono dei motori boxer ad aria in favore dei motori a cilindri in linea raffreddati a liquido.
La seconda vita in America del Sud
Per far spazio alla nuova arrivata, nel 1974 la produzione del Maggiolino si spostò a Emden. Due anni dopo, la versione berlina uscirà dal mercato europeo (la cabrio continuerà fino al 1980, affiancata e poi sostituita dalla Golf cabriolet), e nel 1978 tutta la produzione viene affidata alle catene di montaggio presenti a Guadalajara, in Messico, ed a São Bernardo do Campo, in Brasile. Tuttavia il Maggiolino era ancora acquistabile importandolo dall'America Latina. È quello che facevano alcuni appassionati, soprattutto in occasione delle serie speciali limitate: per citare solo le più note, il Silver Bug del 1981, realizzato in occasione dei 20 milioni di esemplari prodotti, e il Maggiolino cosiddetto del Giubileo, realizzato nel 1986 in occasione del cinquantesimo anniversario dalla nascita della vettura.
In America Latina, il Maggiolino visse una seconda giovinezza, assumendo il ruolo di auto di famiglia che aveva occupato in Europa per decenni. Insieme al Käfer, verrà prodotto e venduto anche il Typ 2.
Fine della produzione
Nel 2003, il 30 luglio, esce dal montaggio anche l'ultimo Maggiolino, terminando la carriera con oltre 21 milioni di esemplari prodotti e 65 anni di produzione. Questo esemplare viene successivamente donato a papa Giovanni Paolo II ed è attualmente esposto presso il Padiglione delle Carrozze, all'interno dei Musei Vaticani[17].
Sua erede è la Volkswagen New Beetle, costruita nel 1998 sulla base della Golf IV serie. Rispetto all'antenata, non nasce con fini di "motorizzazione di massa", ma come modello in chiave retrò, e fino ad ora non ha emulato il suo incredibile record di vendite.
Il pulmino Typ 2, seppure con una nuova meccanica, è stato assemblato e venduto in Brasile fino a dicembre del 2013[18] con il nome "Kombi", sia nella versione a 9 posti, sia come furgone chiuso. Recentemente ha visto l'arrivo di un propulsore 1400 cm³ con raffreddamento a liquido, predisposto su richiesta per alimentazione aetanolo o a GPL. La fine della produzione del Typ 2 è stata dovuta dalle nuove leggi brasiliane sui sistemi di sicurezza delle automobili, che il furgone, avendo oltre cinquant'anni, non avrebbe potuto applicare; nonostante questo, alla fine del 2013 il modello Volkswagen era tra i cinque furgoni più venduti in Brasile.[19]
Tecnica e design
Il Maggiolino si è dimostrato un'auto tecnologicamente avanzata per i suoi tempi, vantando una meccanica semplice e robusta. Nella sua lunga carriera, nonostante non abbia mai subito modifiche radicali, con l'eccezione dell'adozione delle sospensioni anteriori MacPherson nel 1970, il Maggiolino è stato oggetto di oltre 78.000 migliorie.[20]
Il Maggiolino ha una disposizione con motore posteriore longitudinale a sbalzo e trazione posteriore; è dotato di un motoreboxer a quattro cilindri, con albero a camme centrale e distribuzione ad aste e bilancieri, due valvole per cilindro. Rivoluzionaria la distribuzione a valvole in testa, in un periodo in cui i motori utilizzavano solitamente uno schema a valvole laterali o una soluzione mista testa-laterale.
Il motore è raffreddato ad aria, con un piccolo radiatore per l'olio direttamente esposto alla ventola di raffreddamento. Il lubrificante contribuisce a mantenere stabile la temperatura del motore e, grazie al rapido raffreddamento garantito dal radiatore, la coppa dell'olio può avere una capienza di soli 2,5 litri. Grazie a un termostato, l'olio viene bypassato dal radiatore quando il motore è freddo. La lubrificazione è a carter umido. L'alimentazione è a carburatore singolo Solex 28 (in seguito dotato anche di starter automatico), sostituito poi da un sistema ad iniezione elettronica singlepoint nei modelli più recenti.
La ventola di raffreddamento, posta sopra il motore e dotata di carter di convoglio, ha una capacità di 0.53 m³/s, e aspira l'aria dalle griglie poste sotto il lunotto.
Il cambio è manuale a quattro marce più retromarcia; inizialmente con la I non sincronizzata, nell'agosto 1960 il cambio è sincronizzato su tutti i rapporti; in alternativa furono presentati due cambi semi-automatici, a quattro marce con frizione centrifuga Saxomat (dal 1961) e a tre marce con convertitore di coppia AutoStick (dal 1967), quest'ultimo molto diffuso negli Stati Uniti.
Cambio e motore sono costruiti in lega leggera.
I freni anteriori e posteriori sono a tamburo a comando meccanico, poi sostituito dal comando idraulico. Dal modello del 1967 i freni anteriori a disco sono di serie sul modello 1500 e optional sul modello 1300.
Il design di Ferdinand Porsche era tondeggiante e aerodinamico, con un Cx di 0,41: valore, all'epoca, molto basso (la coeva Lancia Aprilia aveva un Cx di 0.47), poi aumentato a 0,48 dopo le modifiche estetiche del 1967. Durante i test la forma tondeggiante del tetto dimostrava di proteggere bene i passeggeri in caso di ribaltamento. La carrozzeria a due volumi, due porte e cinque posti, è ancorata in diciotto punti a un pianale quasi piatto con tunnel centrale strutturale. Le sospensioni anteriori e posteriori sono a ruote indipendenti, a barra di torsione, su brevetto di Ferdinand Porsche; nel 1970 le sospensioni anteriori vengono sostituite, sul modello 1302, da uno schema MacPherson. Il peso del Maggiolino è di soli 780kg.
Il Maggiolino è l'unica auto costruita in serie in grado di mantenersi a galla in acqua, seppur per breve tempo, grazie al suo pianale piatto e al peso contenuto. Questa particolarità viene esaltata anche da uno spot pubblicitario, assieme alla robustezza delle sospensioni e all'alta qualità della verniciatura.[21] Nel 1964, un meccanico bolognese, Alfonso Turtura, capofficina di Autogerma (oggi a Verona, all'epoca a Bologna) e il tedesco Bent Axel Schlesinger, responsabile dell'assistenza Volkswagen in Italia, attraversarono (di nascosto dalle autorità militari) lo Stretto di Messina a bordo di un Maggiolino con pochissime modifiche rispetto all'originale. L'impresa fu compiuta in trentotto minuti, e ripetuta altre due volte, a decenni di distanza, con gli stessi protagonisti e la stessa automobile; il Maggiolino "nautico" attualmente è custodito dal distributore italiano Autogerma a Verona.[22]
L'affidabilità
Nel 1959, Gianni Mazzocchi, editore e direttore della rivista Quattroruote, mise a durissima prova l'affidabilità del Maggiolino, facendo percorrere 100 volte a due Maggiolini strettamente di serie la neonata Autostrada del Sole, da Milano a Bologna per sedici giorni consecutivi senza interruzione.[23] Solo un guasto ad una delle due vetture al 74º giro, la puleggia della dinamo. Riparata, il centesimo giro si conclude per entrambe: 18.664 km ad una media di 110 km/h. I tecnici Volkswagen, non pienamente soddisfatti, invitano a proseguire il test. I successivi cento giri vengono percorsi ad una media di 130 km/h con un regime di 3800 giri, cioè 500 giri in più di quanto il motore può normalmente compiere. Il secondo Maggiolino si ferma al 118º giro, il primo procede e termina i 200 giri, percorrendo quasi 40.000 km senza sosta.
Il californiano Albert Klein ha donato al Museo Volkswagen di Wolfsburg il suo Maggiolino del 1963 con 2.562.885 km percorsi. È il Maggiolino più longevo conosciuto.[24]
Dati tecnici
Modelli derivati e fuoriserie
Dalla solida, economica e facilmente reperibile meccanica del Käfer nacquero molti altri modelli, non solo marchiati Volkswagen, ma anche Karmann-Ghia e Porsche. A queste, bisogna aggiungere varie fuoriserie messe in vendita da costruttori esterni o dalla Volkswagen stessa.
Il propulsore a benzina viene anche adottato su alcune mietitrebbiatrici Claas, risalenti ai primi anni '60.
Volkswagen
Volkswagen Typ 2 (1950)
Uno dei furgoni più celebri del mondo, chiamato "Bulli" in Germania e "Bus" (pronuncia [ˈbʌs]) in America, è anche il maggiore esempio delle tante funzionalità del pianale del Maggiolino. Dalle versioni "Transporter", derivò il "Bus" (8 posti) in due allestimenti: Standard Typ 22 o Sonderausfürung Typ 24, dotato di ben 23 finestrini e di tetto apribile in tela, colorazione bicolore e molti particolari cromati. Il motore era lo stesso 1131 cm³ del Maggiolino; nel 1954 adottò il 1192 cm³ e nel 1963 il 1493 cm³. Il modello, entrato in produzione nel 1950, è stato prodotto in Brasile fino al 2013.
parlerò della vw golf
Sebbene vi siano una bibliografia e/o dei collegamenti esterni, manca la contestualizzazione delle fonti con note a piè di pagina o altri riferimenti precisi che indichino puntualmente la provenienza delle informazioni. Puoi migliorare questa voce citando le fonti più precisamente. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
|
Volkswagen Golf | |
---|---|
Descrizione generale | |
Costruttore | ![]() |
Tipo principale | Berlina 2 volumi |
Altre versioni | Variant cabrio Plus |
Produzione | dal 1974 |
Serie | Prima serie (1974-1983) Seconda serie (1983-1992) Terza serie (1991-1997) Quarta serie (1997-2003) Quinta serie (2003-2008) Sesta serie (2008-2012) Settima serie (2012-) |
Altre caratteristiche | |
Della stessa famiglia | Volkswagen Jetta |
La Volkswagen Golf è un'autovettura di medie dimensioni presentata dalla casa tedesca Volkswagen nella primavera del 1974, e da allora divenuta in breve tempo suo simbolo. Nel mercato nordamericano la I e la V serie sono state commercializzate con il nome di Volkswagen Rabbit, le restanti (II-III-IV e VI) con la denominazione Golf. La versione sportiva, la Golf GTI, in tale mercato, si chiama tuttora semplicemente GTI. Nel corso degli anni si sono succedute sei generazioni (sette se si conta il restyling del 2008).
Indice
[nascondi]- 1 Contesto
- 2 Prima serie (1974-1983)
- 3 Motorizzazioni
- 4 Seconda serie (1983-1992)
- 5 Motorizzazioni
- 6 Terza serie (1991-1997)
- 7 Motorizzazioni
- 8 Quarta serie (1997-2004)
- 9 Quinta serie (2003-2008)
- 10 Sesta serie (2008-2012)
- 11 Settima serie (2012-...)
- 12 I modelli sportivi GTI
- 13 Produzione
- 14 La Golf nei media
- 15 Note
- 16 Altri progetti
- 17 Collegamenti esterni
Contesto
È stata realizzata già all'inizio in diverse varianti: berlina 3 e 5 porte, cabriolet, e poco dopo anche pickup (denominato Caddy) e la 3 volumi, venduta come modello a parte che nel corso degli anni ha cambiato tre nomi sul mercato europeo: "Jetta" (prime due serie), "Vento" (terza serie) e "Bora" (quarta serie). L'attuale versione a 3 volumi, che condivide anche il frontale con la Golf, ha riassunto dalla quinta serie il nome iniziale Jetta, che ha sempre caratterizzato la versione destinata all'America. Dalla terza serie è stata prodotta anche una variante station wagon, denominata Variant e dalla quinta serie anche una variante monovolume, chiamataGolf Plus, più alta e volta alla maggiore abitabilità rispetto alla versione berlina. È stata per 13 anni consecutivi l'autovettura più venduta d'Europa, scettro che le fu tolto nel 1994 dalla Fiat Punto. Ha poi riguadagnato il trono di regina d'Europa ad anni alterni, sfidandosi di volta in volta con numerose concorrenti. Prima che laVolkswagen Polo vincesse tale titolo nel 2010, la Golf era stata l'unica vettura Volkswagen ad aver ottenuto il premio Auto dell'anno, nel 1992, con la terza serie.
Prima serie (1974-1983)
Golf I | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Versioni | Berlina, Cabriolet |
Anni di produzione | dal 1974 al 1983 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 3.750/3.815 mm |
Larghezza | 1.610 mm |
Altezza | 1.410 mm |
Passo | 2.400 mm |
Massa | 750/1015 kg |
Altro | |
Stile | Giorgetto Giugiaro per Italdesign |
Stessa famiglia | Volkswagen Jetta |
Auto simili | Alfa Romeo Alfasud Fiat 128 e Ritmo Ford Escort Opel Kadett |
Esemplari prodotti | 6.800.000[senza fonte] |
![]() |
Prodotta dal 1974 al 1983, la prima serie della Golf venne denominata "Rabbit" in Nordamerica e "Caribe" in America Latina. Nel 1983 gli impianti produttivi della "Golf" prima serie furono trasferiti negli stabilimenti sudafricani della VW, dove il modello è stato prodotto fino al 2009 con il nome di "Citi Golf".
All'inizio degli anni settanta, il gruppo Volkswagen attraversò la più grave crisi della sua storia. Alcuni modelli sbagliati e la crisi della sua consociata NSU l'avevano ridotta quasi sul lastrico. Quando tutto sembrava perduto si giocò l'ultima carta per tentare una ripresa: rimpiazzare il mito del primo dopoguerra, la Volkswagen Maggiolino, con un nuovo modello che ne cambiava totalmente le linee e la filosofia costruttiva. Le linee divennero molto più squadrate e dallatrazione posteriore dell'antenata si passò alla più moderna e meno costosa trazione anteriore. Per il design la Volkswagen si affidò all'estro stilistico di Giorgetto Giugiaro. Narra la leggenda che Giorgetto Giugiaro, recandosi a Wolfsburg per presentare i bozzetti del disegno della futura Golf, vide nel reparto progettazione Volkswagen una Fiat 128 completamente smontata; pare che i tecnici tedeschi ritenessero infatti che la berlina Fiat fosse il miglior esempio di "auto medio piccola" moderna. Dopo la presentazione delle prime versioni base nel 1976 venne presentato il primo modello sportivo destinato a fare storia, la Golf GTI. Quando nel 1979 venne presentata la prima versione cabriolet, la Golf era già diventata un mito in tutto il mondo, in soli tre anni. Nel corso della sua evoluzione (1977) fu presentata anche una versione a 3 volumi (con modifiche al frontale), chiamata Jetta, che riscosse un successo sempre crescente negli USA, fino a superare in vendite la stessa Golf.
All'inizio della produzione alcuni modelli avevano una dotazione piuttosto essenziale: ad esempio, la pompa lavavetro era a pedali e i freni anteriori erano a tamburo per il modello 1100 base; tergilunotto, termometro acqua, spia del freno a mano, ventola a 2 velocità erano previsti solo come optional o di serie per alcuni modelli.
La Golf Diesel esordì con motore di 1471 cm3 e potenza di 37Kw/50Cv con velocità massima di 140 km/h; successivamente la cilindrata passo a 1588 cm³ e la potenza crebbe a 40Kw/54Cv. La Golf GTI 1ºserie ebbe anche versioni modificate da Oettinger del 1600 cm³; queste erano dotate di 8 e 16 valvole e sviluppavano 136 e 150cv rispettivamente. Si chiamavano Golf GTI Oettinger ed erano edizioni limitate riservate al mercato francese e tedesco e godevano della garanzia della casa. Alcune delle prime Golf avevano gli indicatori di direzione anteriori bianchi.
La Golf prima serie aveva due tipi di cambi a 5 marce; il primo aveva una quinta marcia surmoltiplicata per risparmiare carburante (cambio 4+E da definizione Volkswagen) ed era montato sui motori 1.500 e 1.6Diesel; il secondo aveva la quinta in presa diretta, in modo da avere una quarta più corta e migliorare la ripresa ed era montato sulla GTI. Sui modelli di modesta potenza era disponibile solo un cambio a 4 marce, con l'ultima marcia sempre studiata per risparmiare carburante (3+E).
Dal 1979 la GTI venne messa in vendita anche in versione a 5 porte e nel 1980 avvenne un restyling prima del debutto della seconda serie, che porterà fari posteriori più grandi e interni nuovi. Sul mercato inglese venne inoltre venduta anche una versione GTI della Cabriolet.
Motorizzazioni
Modello | Disponibilità | Motore | Cilindrata (cm³) | Potenza | Coppia Massima (Nm) | Emissioni CO2 (g/Km) | 0–100 km/h (secondi) | Velocità max (Km/h) | Consumo medio (Km/l) |
1100 | dal 1976 al 1983 | Benzina | 1093 | 37 kW (50 Cv) | 79 | n.d | n.d | 138 | 12.0 |
1300 | dal 1979 al 1983 | Benzina | 1272 | 44 kW (60 Cv) | 93 | n.d | n.d | 149 | 12.0 |
1500 | dal debutto al 1981 | Benzina | 1471 | 51 kW (69 Cv) | 114 | n.d | n.d | 160 | n.d |
1600 GTI | dal 1976 al 1982 | Benzina | 1588 | 81 kW (110 Cv) | 137 | n.d | n.d | 180 | n.d |
1800 GTI | dal 1982 al 1983 | Benzina | 1781 | 82 kW (112 Cv) | 153 | n.d | n.d | 183 | 12.4 |
1500 Diesel | dal 1976 al 1981 | Diesel | 1471 | 35 kW (48 Cv) | 80 | n.d | n.d | 140 | n.d |
1600 Diesel | dal 1981 al 1983 | Diesel | 1588 | 40 kW (54 Cv) | 104 | n.d | n.d | 143 | 15.3 |
1600 Turbodiesel GTD | dal 1982 al 1983 | Diesel | 1588 | 51 kW (70 Cv) | 130 | n.d | n.d | 155 | 16.8 |
Seconda serie (1983-1992)
Golf II | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Versioni | Berlina |
Anni di produzione | dal 1983 al 1992 |
Altro | |
Stile | Herbert Schäfer |
Auto simili | Alfa Romeo 33 Fiat Ritmo e Tipo Ford Escort Opel Kadett |
![]() |
La Volkswagen Golf II, ovvero la Golf seconda serie, disegnata da Herbert Schafer, venne immessa sul mercato a partire dall'agosto del 1983.
La prima versione della Golf II nasceva, come la precedente, con motore anteriore trasversale a 4 cilindri in linea, trazione anteriore, cambio anteriore trasversale a 4 marce, poi disponibile anche nella versione Formel E, destinata al solo mercato tedesco. Le versioni Formel E erano equipaggiate di cambi a 4 o 5 marce (denominati "3+E" o "4+E") aventi il rapporto più alto particolarmente demoltiplicato per risparmiare carburante, indicatore di consumo (funzionante con la quarta) e di cambio marcia (spia luminosa che indica quando cambiare marcia): tali versioni richiedevano però benzina con almeno 98 ottani.
La grande novità, almeno per la famosa compatta di casa Volkswagen, è che con la seconda serie fu reso disponibile il modello denominato Syncro, ossia la versione a quattro ruote motrici (visto che proprio in quegli anni si diffuse con prepotenza questo tipo di trazione). La vettura era disponibile con 3 o 5 porte. La prima versione della Golf II era riconoscibile dai paraurti "sottili", dai deflettori fissi delle portiere anteriori, dagli specchietti anteriori uguali a quelli del Golf e dalla scritta Volkswagen sulla parte sinistra della coda (dettaglio presente anche negli altri modelli VW contemporanei). Altra novità era che a richiesta veniva fornito il climatizzatore. Nel 1984 fece il suo ritorno, con la seconda serie, la Golf GTI (con motore 1800 8 valvole) disponibile anche nella versione catalizzata (con meno cavalli). Nel 1985 la GTI subì un lieve restyling: venne dotata della mascherina con doppio faro e con il terminale di scarico a doppia canna. Nel 1986 venne introdotto il motore 16 valvole twin cam, con sistema d'iniezione Bosch K-Jetronic con iniettore meccanico (disponibile anche nella versione catalizzata). Le motorizzazioni disponibili (per il mercato italiano) erano le seguenti:
Motori a carburatore:
- 1050 (GOLF C, CL e GL)
- 1300 (GOLF C, CL e GL)
- 1272 cm³, 4 cilindri in linea, 8 valvole, 44 kW (60 Cv) (poi 40/55) a 5600 giri/min, coppia massima 96 N·m a 3500 giri/min, alesaggio x corsa 75x72 mm, velocità massima 151 km/h
- 1600 (GOLF GL)
- 1595 cm³, 4 cilindri in linea, 8 valvole, 55 kW (75 Cv) a 5600 giri/min, coppia massima 125 N·m a 3200 giri/min, alesaggio x corsa 81x77,4 mm, velocità massima 167 km/h
- 1800 (GOLF "Carat" e Golf Syncro)
- 1781 cm³, 4 cilindri in linea, 8 valvole, 66 kW (90 Cv) a 5200 giri/min, coppia massima 145 N·m a 3300 giri/min, alesaggio x corsa 81x86,4 mm, velocità massima 178 km/h
Motori a iniezione meccanica:
- 1800 (Golf GTI versione catalizzata)
- 1781 cm³, 4 cilindri in linea, 8 valvole, 79 kW (107 Cv) a 5250 giri/min, coppia massima 157 N·m a 3250 giri/min, alesaggio x corsa 81x86,4 mm
- 1800 (Golf GTI 8V versione non catalizzata)
- 1781 cm³, 4 cilindri in linea, 8 valvole, 82 kW (112 Cv) a 5500 giri/min, coppia massima 158 N·m a 3100 giri/min, alesaggio x corsa 81x86,4 mm, velocità massima 191 km/h
A iniezione erano disponibili anche le motorizzazioni 1600 GTI (dati inalterati con coppia massima 137 N·m a 3500 giri/min) e 1300 (dati inalterati con coppia massima di 99 N·m a 3200 giri/min)
Motori Diesel:
- 1500 (Golf diesel prima del 1979)
- 1471 cm³, 4 cilindri in linea, 8 valvole, 40 kW (50 Cv) a 5000 giri/min, coppia massima 82 N·m a 3000 giri/min, alesaggio x corsa 80x76,5 mm
- 1600 (Golf D)
- 1588 cm³, 4 cilindri in linea, 8 valvole, 40 kW (54 Cv) a 4800 giri/min, coppia massima 100 N·m a 2000 giri/min, alesaggio x corsa 86,4x76,5 mm
- 1600 (Golf GTD)
- 1588 cm³ con turbocompressore a gas di scarico, 4 cilindri in linea, 8 valvole, 51 kW (70 Cv) a 4500 giri/min, coppia massima 133 N·m a 2600 giri/min
A partire dal novembre del 1987, la Golf GTI 8v venne equipaggiata con il sistema di iniezione completamente elettronico Bosch Digifant (al posto della K-Jetronic che invece continuò ad essere utilizzata sulla versione 16v).
Golf II restyling 1988-1989
Nell'estate del 1988 fu effettuato un restyling, che apportò modifiche soprattutto di carattere estetico: vennero tolti i deflettori fissi sulle portiere anteriori, vennero cambiati gli specchietti anteriori, sistemati sull'angolo anteriore della portiera, venne eliminata la scritta Volkswagen sul posteriore, sostituita dal simbolo cromato della casa sistemato al centro della coda.
Per quanto riguarda le motorizzazioni, la versione 1050 venne tolta dal mercato italiano, e vennero introdotti nuovi motori catalizzati.
Motori a carburatore catalizzati (norma MEC e USA):
- 1300 (Golf GL)
- Dati invariati rispetto alla prima versione
- 1600 (Golf GL)
- (dati costruttivi invariati) 53 kW (72 Cv) a 5200 giri/min, coppia massima 120 N·m a 2700 giri/min
- 1600 (Golf GL) (Norma USA)
- (dati costruttivi invariati) 51 kW (70 Cv) a 5200 giri/min, coppia massima 118 N·m a 2700 giri/min
- 1800 (Golf GLX "Carat")
- (dati costruttivi invariati) 62 kW (84 Cv) a 3000 giri/min, coppia massima 142 N·m a 3000 giri/min
Motori a iniezione catalizzati (norma USA):
- 1300 (Golf GL)
- Dati invariati dalla versione a carburatore catalizzata
- 1600 (Golf GL)
- (dati costruttivi invariati) 51 kW (70 Cv) a 5200 giri/min, coppia massima 118 N·m a 2700 giri/min
- 1800 (Golf Syncro)
- Dati invariati dalla versione non catalizzata
- 1800 (Golf GTI 8V)
- Dati invariati dalla prima versione catalizzata
- 1800 (Golf GTI 16V)
- (dati costruttivi invariati con 16 valvole e doppio asse a camme in testa) 95 kW (129 Cv) a 5800 giri/min, coppia massima 168 N·m a 4250 giri/min
Fra il 1988 e il 1989, prima di un altro lieve restyling, vennero presentati degli allestimenti speciali: Function e Madison (solo benzina), Manhattan, Memphis, Champ(tutte 1600 con 54 kW, disponibili anche in versione diesel) e la GTI Special con cerchi BBS a nido d'ape e strumentazione digitale.
Al classico modello sportivo GTI ne vennero accostati altri due molto più spinti (distinguibili dalla scritta rossa G60 sulla mascherina anteriore e sulla parte destra della coda): la Golf G60 e la Golf G60 Rallye (1989) che per il mercato italiano costava la bellezza di 40.257.000. Entrambe erano spinte dal classico 4 cilindri 1800 sovralimentato con compressore volumetrico G60 (questo nome deriva dal fatto che il compressore aveva la forma di una G stilizzata e la massima larghezza della camera interna era di 60mm) che permetteva alla berlina a due volumi tedesca di raggiungere una potenza massima di ben 118 kW (160Cv). La versione Rallye G60 aveva inoltre la trazione integrale Syncro. Essa era distinguibile dalla Golf G60, e in generale da tutti gli altri modelli, dalla mascherina frontale con proiettori rettangolari (al posto dei classici proiettori circolari) e dalle fiancate anteriori e posteriori sporgenti, simili a quelle della Lancia Delta Integrale 16 valvole, uscita proprio nel 1989, che era quasi certamente la principale concorrente della Golf Rallye G60.
Per quanto riguarda il 1989, la Volkswagen Motorsport creò un'edizione limitata del Modello G60 (solo 70 esemplari): la G60 Limited Edition. La carrozzeria era quella della 5 porte Syncro (4 ruote motrici con pneumatici 205 50 R15 su cerchi BBS 6J x 15) con l'estetica delle Golf pre 1990, con paraurti "fini"; la caratteristica che la distingueva da un G60 "normale" era la mascherina con due fari con bordo celeste e la targhetta "Volkswagen Motorsport" nella parte superiore sinistra dellacalandra. Gli interni erano in pelle nera (sia i sedili che i pannelli delle porte). Il motore era il classico 1800 16v con compressore G60 che erogava la bellezza di 210Cv a 6500 giri/min con una coppia massima di 247 N·m; la trazione come già detto era integrale (Syncro). La limited edition accelerava da 0 a 100 km/h in 7.2 secondi e la velocità massima era di 227 km/h.
Golf II versione 1990
Nell'agosto del 1989 venne introdotta l'ultima versione rinnovata della Golf seconda serie. Venne eliminata la Golf D, sostituita dalla Golf GL Diesel. Gli allestimenti disponibili vedevano nella Golf CL la versione base mentre al top della gamma la Golf Rally G60. Uno dei modelli più importanti per il 1990 fu sicuramente la Golf GTD, che adottò per la prima volta l'intercooler disponendo in questo modo di una potenza di 80Cv a 4500 giri/min, maggiore rispetto alla versione precedente. I miglioramenti estetici furono minimi e riguardarono i paraurti anteriore e posteriore, molto più massicci (con l'aggiunta dei fari fendinebbia "incastonati" nella carenatura e una modifica alle frecce anteriori che avevano una sola vite e un incastro al posto delle due viti del modello precedente) con una carenatura in plastica nella parte inferiore, in tinta con la carrozzeria. Per la versione GTI erano disponibili, a richiesta, senza sovrapprezzo, il servosterzo e la strumentazione analogica (vista la non completa soddisfazione dei clienti nei confronti di quella digitale).
Tutto ciò dava alla Golf un tono più moderno, più anni novanta, che le avrebbe consentito di resistere sul mercato per un altro paio d'anni, in attesa della nuova serie. In questo modo la compatta tedesca poteva essere in grado di competere con le dirette rivali (ben più recenti): la Fiat Tipo, l'Alfa Romeo 33, rinnovata nell'autunno dello stesso anno, la Renault 19, laRover serie 200 (anch'essa fresca di rinnovamento) e la Ford Escort, di cui nel 1990 uscirà la quarta serie, completamente nuova.
Golf II Country (1990-1991)
La grande novità fu però il lancio, nel gennaio 1990, di un modello del tutto inedito: la Golf Country.
Era equipaggiata con il motore 1800 a iniezione da 66 kW/90 CV e dotata di trazione integrale Syncro, assetto rialzato, piastra paracolpi sotto al motore, mascherina paracolpi anteriore con fari di profondità e fendinebbia, ruota di scorta esterna sistemata sul portellone posteriore, caratteristiche che facevano della Golf Country quasi un fuoristrada (o una "antenata" della moderne SUV).
Fu prodotta per un arco di tempo molto breve, fino al dicembre 1991.
La carrozzeria italiana Biagini ne produsse una versione cabriolet denominata Biagini Passo, la Passo utilizzava la scocca della Golf MkI Cabriolet montata sulla base della Golf Country.
Motorizzazioni
Modello | Disponibilità | Motore | Cilindrata (cm³) | Potenza | Coppia Massima (Nm) | Emissioni CO2 (g/Km) | 0–100 km/h (secondi) | Velocità max (Km/h) | Consumo medio (Km/l) |
1050 | dal 1984 al 1985 | Benzina | 1043 | 33 kW (45 Cv) | 74 | n.d | n.d | 137 | 13.9 |
1050/50 Cv | dal 1985 al 1986 | Benzina | 1043 | 37 kW (50 Cv) | 74 | n.d | n.d | 144 | 12.4 |
1300 | dal 1983 al 1992 | Benzina | 1272 | 40 kW (54 Cv) | 96 | n.d | 16.5 | 151 | 14.2 |
1300i cat. | dal 1989 al 1992 | Benzina | 1272 | 40 kW (54 Cv) | 97 | n.d | 16.5 | 151 | 13.1 |
1600 | dal 1989 al 1992 | Benzina | 1595 | 50 kW (68 Cv) | 116 | n.d | 14.1 | 161 | 12.5 |
1600/73 Cv | dal 1983 al 1992 | Benzina | 1595 | 54 kW (73 Cv) | 125 | n.d | 13.0 | 163 | 13.1 |
1800 | dal 1988 al 1991 | Benzina | 1781 | 64 kW (87 Cv) | 145 | n.d | 11.3 | 178 | 11.6 |
1800i cat. 4X4 | dal 1990 al 1991 | Benzina | 1781 | 72 kW (98 Cv) | 143 | n.d | 12.3 | 155 | 10.1 |
1800 cat. GTI | dal 1989 al 1992 | Benzina | 1781 | 79 kW (107 Cv) | 157 | n.d | 10.3 | 186 | 12.8 |
1800 GTI | dal 1983 al 1992 | Benzina | 1781 | 81 kW (110 Cv) | 159 | n.d | 9.7 | 191 | 12.8 |
1800 16V GTI | dal 1986 al 1992 | Benzina | 1781 | 100 kW (136 Cv) | 164 | n.d | 8.5 | 208 | 12.2 |
1800 cat. G60 GTI | dal 1990 al 1991 | Benzina | 1781 | 118 kW (160 Cv) | 225 | n.d | 8.3 | 216 | 10.7 |
1800i cat. G60 Rallye | dal 1989 al 1990 | Benzina | 1781 | 118 kW (160 Cv) | 225 | n.d | 8.6 | 209 | 10.2 |
1600 Diesel | dal 1983 al 1991 | Diesel | 1588 | 40 kW (54 Cv) | 99 | n.d | 18.7 | 143 | 17.5 |
1600 TD cat. Ecodiesel | dal 1989 al 1992 | Diesel | 1588 | 44 kW (60 Cv) | 110 | n.d | 16.9 | 151 | 14.8 |
1600 Turbodiesel GTD | dal 1982 al 1989 | Diesel | 1588 | 51 kW (69 Cv) | 133 | n.d | 14.5 | 163 | 16.7 |
1600 TD Intercooler GTD | dal 1989 al 1992 | Diesel | 1588 | 59 kW (80 Cv) | 152 | n.d | 14.5 | 169 | 16.6 |
Terza serie (1991-1997)
Golf III | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Versioni | Berlina, Cabriolet,Variant |
Anni di produzione | dal 1991 al 1997 |
Premio Auto dell'anno nel 1992 | |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 4.03m mm |
Massa | 1115kg kg |
Altro | |
Stile | Hartmut Warkuss |
Il 1991 vide il debutto europeo della terza serie della Golf, accolto con un immediato successo di pubblico e di critica, al punto da riuscire a guadagnare l'ambito premio di Auto dell'anno nel 1992.
L'estetica venne nuovamente aggiornata ai canoni dell'epoca, con una modifica evidente nel frontale, molto più arrotondato e fornito non più di un semplice faro rotondo, ma di una coppia di fari racchiusi in un guscio oblungo.
Nel 1993 ci fu la riedizione della Cabriolet. Andò a sostituire la versione cabrio della prima serie, prodotta ininterrottamente dal 1979 fino a quel momento perché, tra le tante versioni in cui fu realizzata la seconda serie, non ce ne fu mai una scoperta. Venne iniziata anche la produzione della versione station wagon, denominata, come da tradizione, Variant. La Golf 3ª serie venne prodotta anche con motore 1.9 diesel (da 47 kW/64 Cv) nello speciale allestimento Ecomatic, e questa versione fu una delle prime vetture a impiegare il sistema start e stop: premendo il pedale del freno nelle soste, il motore si spegneva, per poi riaccendersi rilasciando il pedale, e ciò consentiva di risparmiare carburante e di ridurre l'inquinamento. Sempre per quanto riguarda i propulsori a gasolio, su questa serie esordirono i motori 1.9 TDI, in una versione chiamata appunto GT TDI, da 90 CV (prima) e 110 CV (dopo), abbinati agli allestimenti GT e GT Special. Durante gli anni novanta la Volkswagen sponsorizzò anche tournée internazionali di artisti di primaria importanza e per ampliare l'impatto pubblicitario mise sul mercato dei modelli speciali della Golf dedicati all'avvenimento: la Golf Pink Floyd Edition (1994), la Golf Rolling Stones Edition (1995) e la Golf Bon JoviEdition (1996). Nel 1992 fu lanciata la versione speciale Golf Europe in occasione della firma del Trattato di Maastricht.
Nel 1996 venne prodotta la Golf arlecchino (harlequin) su base GL, caratterizzata da diverse colorazioni della carrozzeria (4 colori) e comunque differenti da modello a modello, inizialmente venne presentata solo per gli show automobilistici internazionali e solo successivamente dietro ad un'elevata risposta del pubblico vennero prodotti 60 modelli, mentre in Europa era su richiesta, nel mercato nordamericano ne vennero prodotte 264, era dotata di sedili sportivi in tessuto e dotata di diversi cerchioni.
Dal 1992 al 1997 venne prodotta la versione Movie di gamma intermedia tra gli allestimenti GL, furono commercializzate rare versioni di GT e GTI spogliate dei normali segni distintivi della serie sportiva (fregi GT e GTI rossi sulla calandra e sul portellone posteriore e rifiniture delle porte posteriori) ma dotati del medesimo telaio e motore, le movie con piattaforma sport sono riconoscibili dalla motorizzazione marchiata AFT per il 1.6 8V e ABA, ADY e AGT per il GTI, spoilerino e cerchi 15" BBS le mans erano otpional mentre era di serie per la versione il doppio airbag, interni con finiture verde chiaro, adesivi Movie sui fianchi e sui montanti posteriori e fendinebbia.
Nel 1996, in occasione dei 20 anni della GTI, fu lanciata la Golf GTI 20 years Edition, con un motore da 2000 cm³ a 16 valvole da 150 CV, dotata di airbag e ABS.
Nel 1996, in occasione dei 20 anni della GTI, fu lanciata la Golf GTI 20 years Edition, con un motore da 2000 cm³ a 16 valvole da 150 CV, dotata di airbag e ABS.
Al top di gamma, tra il 1992 e il 1996, c'era la Golf VR6, dotata del motore VR6 da 2800 cm³ e 174 CV, che era in produzione anche in versione synchro con 2900 cm³, 4WD e 190 CV.
Motorizzazioni
Modello | Disponibilità | Motore | Cilindrata (cm³) | Potenza | Coppia Massima (Nm) | Emissioni CO2 (g/Km) | 0–100 km/h (secondi) | Velocità max (Km/h) | Consumo medio (Km/l) |
1.4 cat. | dal 1992 al 1995 | Benzina | 1391 | 40 kW (54 Cv) | 103 | n.d | 16.8 | 150 | 14.7 |
1.4/60 Cv cat. | dal 1991 al 1996 | Benzina | 1391 | 44 kW (60 Cv) | 116 | n.d | 16.3 | 155 | 13.8 |
1.6/75 Cv cat. | dal 1992 al 1998 | Benzina | 1595 | 55 kW (75 Cv) | 135 | n.d | 14.0 | 168 | 14.6 |
1.6/101 Cv cat. | dal 1995 al 1998 | Benzina | 1595 | 74 kW (101 Cv) | 132 | n.d | 11.2 | 188 | 13.1 |
1.8/75 Cv cat. | dal 1991 al 1992 | Benzina | 1781 | 55 kW (75 Cv) | 140 | n.d | 14.0 | 167 | 14.1 |
1.8/90 Cv cat. | dal 1991 al 1997 | Benzina | 1781 | 66 kW (90 Cv) | 145 | n.d | 12.1 | 175 | 12.9 |
2.0 cat. GTI | dal 1991 al 1995 | Benzina | 1984 | 85 kW (116 Cv) | 170 | n.d | 10.1 | 196 | 12.3 |
2.0 16V cat. GTI | dal 1992 al 1997 | Benzina | 1984 | 110 kW (150 Cv) | 180 | n.d | 8.7 | 215 | 11.5 |
2.8 VR6 cat. | dal 1991 al 1996 | Benzina | 2792 | 128 kW (174 Cv) | 235 | n.d | 7.6 | 225 | 10.4 |
2.9 VR6 cat. | dal 1995 al 1997 | Benzina | 2861 | 140 kW (190 Cv) | 245 | n.d | 7.6 | 225 | 9.4 |
1.9 Diesel cat. Ecomatic | dal 1994 al 1997 | Diesel | 1896 | 47 kW (64 Cv) | 124 | n.d | 18.0 | 156 | 20.2 |
1.9 Turbodiesel | dal 1991 al 1996 | Diesel | 1896 | 55 kW (75 Cv) | 150 | n.d | 15.4 | 165 | 16.1 |
1.9 TDI/90 Cv cat. | dal 1993 al 1997 | Diesel | 1896 | 66 kW (90 Cv) | 202 | n.d | 12.8 | 178 | 20.2 |
1.9 TDI/110 Cv cat. | dal 1997 al 1997 | Diesel | 1896 | 81 kW (110 Cv) | 235 | n.d | 11.5 | 193 | 20.7 |
Quarta serie (1997-2004)
![]() | Per approfondire, vedi Volkswagen Golf IV. |
La fine del 1997 segna l'inizio della commercializzazione della nuova Golf, giunta alla quarta generazione. Si tratta di un modello completamente nuovo tecnologicamente ma non lo si può definire innovativo sotto il profilo estetico; vengono ripresi infatti in buona parte i tratti della fortunata serie precedente, infatti i gruppi ottici anteriori e posteriori sono molto simili, sia nella versione base che nella Variant.
Quinta serie (2003-2008)
![]() | Per approfondire, vedi Volkswagen Golf V. |
La quinta serie della Golf è stata presentata nel 2003 e condivide (quasi) tutti i suoi motori con la cugina Audi A3. La versione Variant esordisce solo nel maggio del 2007.
Sesta serie (2008-2012)
![]() | Per approfondire, vedi Volkswagen Golf VI. |
La sesta serie di Volkswagen Golf, è commercializzata come nuovo modello ma, di fatto, è un restyling della quinta serie, affidato a Walter De Silva, il quale si avvale della collaborazione del compatriota Flavio Manzoni.[4][5] La "Golf VI" è stata presentata al salone dell'auto di Parigi il 4 ottobre del 2008, per entrare in produzione a partire dal dicembre dello stesso anno.
Settima serie (2012-...)
![]() | Per approfondire, vedi Volkswagen Golf VII. |
La settima serie di Volkswagen Golf viene presentata al pubblico il 4 settembre 2012 e commercializzata a partire dalla fine del 2012. Il design dell'autovettura viene affidato a Walter De Silva e riprende quello della più piccola Polo e prosegue il percorso stilistico voluto da De Silva e Flavio Manzoni nel 2007 ispirato alla Fiat Stilo.
I modelli sportivi GTI
Dalla 1ª alla 5ª generazione
La prima Golf GTI fu pensata il 18 marzo del 1973 dall’ingegner Lowemberg del reparto ricerca e sviluppo VW, con 110 cavalli e soli 810 kg di peso; il rapporto peso/potenza di questa prima Gti era di 7.36 kg per cavallo. Il progetto iniziale si sviluppò come un esperimento, i vertici del gruppo, dopo una serie di tentennamenti, decisero di presentarla al salone di Francoforte nel 1975 producendone 5000 esemplari e lanciando la vendita nel 1976. La sigla GTI è l'acronimo di “Gran Turismo Iniezione” ed è contraddistinta dalla presenza di griglie a nido d’ape e listelli di colore rosso sulla calandra. Nel 1982 la Gti ha subito un incremento di cilindrata fino a 1.8L, con un aumento di 2 CV ma un andamento di coppia totalmente diverso rendendo la macchina molto più veloce e "coppiosa" perdendo un po' nell'allungo. Il rapporto kg/CV rimase imbattuto per anni, visto anche le meno fortunate serie sportive 3 e 4, fino all'avvento della penultima GTI (la quinta serie) che vantava un rapporto di 6,65 kg per cavallo. Nel corso del 2006 è stata presentata anche la Golf GTI Edition 30. Questa versione si differenzia dalla normale GTI per il motore da 230 CV, i cerchi da 18 pollici neri, il pomello del cambio con la forma della palla da golf (presente nella prima versione della GTI). L'Edition 30 è nata per festeggiare il trentennale della nascita della GTI. Per ogni anno, il motore è stato potenziato e si è cercato di mantenere sempre intatto lo spirito e le caratteristiche della prima versione. Verso la fine degli Anni '80, la Golf GTI 16V è stata impiegata nei rally, dove partecipa e vince il Rally della Costa d'Avorio nel 1987, con alla guida Kenneth Eriksson.
Sesta Generazione MK6 GTI
Al salone di Parigi, nel 2008 venne presentata la Golf GTI VI, lo stile delle linee della Golf è firmato, come fu nella prima serie ad opera di Giorgietto Giugiaro, da un designer italiano, ovvero Walter de Silva (che ha supervisionato il lavoro di Klaus Bischoff e Mark Lichte). Per quanto riguarda, invece, la messa a punto da segnalare il lavoro del pilota professionista Hans Joachim Stuck. La Golf GTI VI si distingue dalle versioni normali per pochi dettagli estetici: paraurti modificati, minigonne laterali, uno spoiler posteriore, cerchi in lega a cinque fori, un estrattore finale che incornicia due scarichi cromati, uno a destra ed uno a sinistra. Gli interni sono caratterizzati da sedili sportivi anteriori che riprendono, come un omaggio, i colori dei rivestimenti della capostipite. La versione GTI rispetto al modello base, è dotata di sospensioni sportive irrigidite che rendono l’auto più bassa di 22 mm all’anteriore e 15 mm al posteriore; impianto frenante potenziato fari posteriori a led, differenziale elettronico e motore 2.0 TSI che subendo modifiche a pistoni, fasce elastiche, pompe dell’olio e del carburante ed introducendo un nuovo sensore massa/aria, sviluppa 155 kW (211 CV), con una coppia di 280Nm costanti da 1700 a 5200 RPM, omologato Euro 5. La vettura raggiunge i 100 km/h, da ferma, in 6,9 secondi, e raggiunge una velocità di punta massima di circa 238 km/h ed un consumo dichiarato di 13,7 km/l.
Settima Generazione MK7 GTI
.
Con la settima generazione, per la prima volta, la versione GTI viene prodotta in due step di potenza, equipaggiate entrambe con lo stesso motore base 2.0 litri TSI ma divise da 10 Cv (220 e 230) di potenza massima e dotazioni differenti: Il quattro cilindri deriva dall'unità adottata dalla serie precedente, dal quale tuttavia differisce per la rielaborazione della testata. L'unità propulsiva eroga in entrambe le varianti 350 Nm di coppia massima ed è omologata con la sigla Euro 6 oltre ad essere associata al sistema Start&Stop. Il cambio può essere manuale a 6 marce o a doppia frizione, sempre a 6 rapporti. I consumi dichiarati dal costruttore parlano di 6,0 l/100 km con trasmissione manuale, mentre le emissioni inquinanti di CO2 si pongono a quota 139 g/km. Il peso della vettura è sceso di circa 42 kg rispetto alla versione precedente. La GTI con trasmissione manuale scatta da 0 a 100 km/h in 6,5 secondi e raggiunge i 246 km/h, mentre quella con il cambio a doppia frizione tocca i 100 km/h, da ferma, in 6,4 secondi per una velocità massima di 250 km/h. Solo la versione da 230cv è dotata di differenziale autobloccante anteriore, l'impianto frenante maggiorato con quattro dischi ventilati e le pinze freno con la scritta GTI.
La GTI di settima generazione con 230 CV è stata chiamata GTI Performance.
Produzione
La Golf viene assemblata in Europa negli stabilimenti tedeschi di Wolfsburg, Zwickau-Mosel e in Belgio a Bruxelles.
Sin dagli anni ottanta viene assemblata in Bosnia ed Erzegovina nello stabilimento di Sarajevo.
In Sud Africa, nella storica fabbrica di Uitenhage (che dal 1978 sforna le Golf), nel 2004 è iniziata la produzione della quinta serie.
Dal 2003 è costruita anche in Cina presso Changchun dove vengono prodotte anche la Bora e alcuni modelli di Audi.
Inoltre dal 2005 è prodotta anche in Ucraina nello stabilimento della JSC Eurocar dove vengono assemblate anche alcuni modelli di Audi e Škoda.
La Golf nei media
- La Golf, in numerose versioni, è presente nelle serie di videogiochi Midnight Club (a partire da Midnight Club 3: DUB Edition), Need for Speed (a partire da Need for Speed: Underground e Need for Speed: World), Gran Turismo (a partire da Gran Turismo 2 ), Test Drive (a partire da Test Drive Unlimited ), World Racing (a partire da World Racing 2) e Forza Motorsport (a partire dalla prima edizione di Forza Motorsport)
- In ambito televisivo, numerose versioni della Golf sono state provate nel famoso programma della BBC Top Gear tra cui la W12-650 basata sulla quinta serie[6].
- nella serie TV Covert Affairs la protagonista Annie Walker (Piper Perabo) possiede una VW Golf IV serie rossa.
- Viene citata in una canzone di Max Pezzali, "Sempre noi"del 2012,con le seguenti parole "E' la mia Golf,con il volante Momo era invincibile"
parlerò della mustang
Si tratta di uno dei prodotti più venduti dell'industria automobilistica mondiale, imitata da molti costruttori e tuttora in produzione. La sua struttura originaria derivava dalla Ford Falcon. Fortemente voluta dal manager della società dell'epoca Lee Iacocca, poteva essere considerata una piccola muscle car equipaggiata di un motore da 2,8 L dicilindrata, erogante una potenza di 105 CV (78 kW).
Indice
[nascondi]- 1 Prima serie: 1964-1973
- 2 Seconda serie: 1974-1978
- 3 Terza serie: 1979-1986
- 4 Quarta serie: 1994-1999
- 5 Quinta serie: 2005-presente
- 6 Modelli speciali e concept
- 6.1 GT350
- 6.2 Mustang California Special
- 6.3 Mustang SVT Cobra R
- 6.4 Mustang SSP
- 6.5 Mustang SVO
- 6.6 Mustang Giugiaro Concept
- 6.7 Mustang GT-R Concept
- 6.8 Mustang Shelby GT-H Fun
- 6.9 Mustang Bullit
- 6.10 Mustang WIP Edition
- 6.11 Mustang AV8R
- 6.12 Mustang AV-X10 Dearborn Doll
- 6.13 Mustang Cobra Jet Twin-Turbo
- 6.14 Ford Mustang GT US Air Force Thunderbirds
- 7 Attività sportiva
- 8 Curiosità
- 9 La Ford Mustang nei media
- 10 Note
- 11 Voci correlate
- 12 Altri progetti
- 13 Collegamenti esterni
Prima serie: 1964-1973
Ford Mustang I | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Versioni | Pony car |
Anni di produzione | dal 1964 al 1973 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 4610 mm |
Larghezza | 1730 mm |
Passo | 2700 mm |
Massa | 1170-1400 kg |
![]() |
La presentazione della Mustang coincise perfettamente con la prima ondata della generazione dei cosiddetti Baby Boomers, cioè di quei giovani nati subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Questi giovani si affacciavano sul mondo del lavoro in un contesto di un'economia forte. A questa generazione nessun costruttore di automobili aveva pensato e pertanto non esistevano modelli di auto indirizzati specificatamente a loro. Fu Iacocca ad identificare questo settore del mercato e a proporre loro una vettura giovane e sofisticata. La Ford però in quel periodo risentiva di una situazione economica difficile dovuta agli scarsi risultati, e seguente dismissione, della Edsel avvenuto alla fine del1959. Quando Iacocca propose la sua nuova vettura si trovò di fronte una direzione, con al vertice Robert McNamara, poco propensa ad imbarcarsi in una nuova rischiosa avventura. Iacocca però perseverò ed ottenne il via libera per la produzione alla metà del 1962. Gli vennero concessi 18 mesi per progettare e realizzare la vettura che sarebbe divenuta la Mustang. Alla fine il progetto venne portato a termine in un tempo inferiore e utilizzando un budget minore di quanto preventivato. La chiave di volta di questo successo fu data dalla decisione di utilizzare il maggior numero possibile di componenti meccaniche già prodotte dalla Ford. Per quanto riguardava il design della vettura ci si basò sul manuale interno spingendo al massimo la tecnologia produttiva dell'epoca. Fu utilizzata anche, all'epoca, la nuova tecnologia che permetteva di ottenere superfici vetrate curve con assenza di distorsioni.
Come detto la piattaforma di partenza era quella della Falcon. Il telaio però venne completamente rivisto per adeguarlo alle caratteristiche della nuova vettura. Fu aggiunto anche un innovativo sistema strutturale, detto Torque Box, che permetteva di incrementare la rigidità, la solidità e la maneggevolezza della vettura, rispetto a quelle dell'epoca, facilitandone nello stesso tempo la produzione. In pratica questa componente diventava un singolo pezzo da realizzare.
Anche il lancio pubblicitario della Mustang fu un grande successo. La vettura venne presentata al New York Fair il 17 aprile del 1964. Due giorni dopo, 19 aprile, venne presentata in contemporanea sulle tre televisioni americane. La risposta del pubblico fu enorme ed immediata e si verificò un quasi terremoto in tutte le concessionarie Ford del paese.
L'idea iniziale che portò alla realizzazione della Mustang si deve a Donald N. Frey e a Lee Iacocca, allora general manager della Ford. Il primissimo concept della vettura, denominata Ford Mustang I, fu realizzato in appena 100 giorni e debuttò il 7 ottobre 1962, durante il GP degli Stati Uniti a Watkins Glen (New York). Profondamente diverso dal modello che nacque in seguito, era una spyder a due posti con motore centrale, lunga appena 3.919 millimetri e larga 1.549 mm.[1] Infatti, nelle prime intenzioni di Iacocca, l'auto doveva fare concorrenza alla Chevrolet Corvair Monza. Il motore utilizzato fu il 1498cc V4 della Ford Taunus, in versione da 109cv.[2] Per "saggiare" la risposta dei potenziali acquirenti, i vertici Ford promossero dei tour dimostrativi nei college, ricercando una clientela giovane; tuttavia, la risposta del pubblico fu poco entusiasta, così l'auto rimase allo stadio di concept car, e il progetto dovette ricominciare da capo, arrivando poi all'auto che si conosce oggi.[1] Il design dell'auto venne affidato a David Ash e a Joseph Oros, dello studio di design della Lincoln – Mercury, marchi di proprietà della Ford, che risultarono vincitori di una gara interna voluta da Iacocca.
La versione base doveva essere costituita da una vettura hardtop sulla quale sarebbe stato montato un motore a sei cilindri in linea. La cilindrata di questa unità motrice era di 2,8 L (170in3) mentre la potenza sviluppata raggiungeva i 105 hp (78kW). La trasmissione doveva essere affidata ad un cambio manuale a tre marce. Il prezzo di vendita della prima Mustang doveva essere di 2.368 dollari USA dell'epoca ma alla fine quest'ultimo crebbe di alcune centinaia di dollari.
Il design della Mustang ricevette molti riconoscimenti e premi. Il suo muso lungo, che ricordava la Lincoln Continental, il suo abitacolo corto e un tocco di stile internazionale che faceva pensare alle Ferrari le valsero nel 1964 il prestigioso premio quale Motor Trend Car of the Year e, prima vettura a riceverlo, il premio Eccellenza nel design proposto dalla Tiffany. Nello stesso anno la Mustang fu anche la pace-car alla 500 miglia di Indianapolis.
Nonostante il suo progetto fosse indirizzato a farla identificare come vettura sportiva nella realizzazione della Mustang si era ampiamente fatto ricorso a componenti di altre vetture della Ford. Così sospensioni e trasmissione provenivano dalla Ford Falcon e dalla media Ford Fairlane. La piattaforma utilizzata era quella della Falcon del 1964 con sezioni laterali scatolate e con cinque elementi di rinforzo saldati. Sebbene la lunghezza della Mustang e della Falcon fosse identica, 4,613 m, l'interasse della Mustang era più corto, 2,743 m. Anche la larghezza differiva di poco, la Mustang era di 86 mm più stretta della Falcon, mentre quasi identica rimase la carreggiata delle due vetture. La Mustang pesava a secco 1.170 kg per la versione che montava il sei cilindri in linea e 1.360 kg nella versione dotata di motore a V8.
Come per la Falcon e la Fairlane la Mustang adottava lo schema delle sospensioni indipendenti all'anteriore e lo SLA (Short-Long-Arm), con molle montate sul braccio superiore. Le sospensioni posteriori erano del tipo Hotchkiss con l'assale montato su molle. I freni erano quelli standard della Falcon: a tamburo da 229 mm di diametro per la versione sei cilindri e da 254 mm per la versione dotata di V8. Lo sterzo era caratterizzato da un rapporto di riduzione di 27:1 ed erano necessarie 5 rotazioni complete del volante per raggiungere il massimo angolo di sterzata. Poteva però essere montato, come optional, anche uno sterzo più diretto, con rapporto di 21,7:1, che migliorava le prestazioni in questo campo, anche se a prezzo di un maggiore sforzo fisico da parte del conducente.
Molto del fascino della Mustang derivava dalla lista degli optional disponibili che rendeva possibile realizzare quasi una vettura su misura per ogni cliente. Erano disponibili diverse tipologie di trasmissioni: quattro marce manuale e tre marce automatico Cruise-O-Matic. Come motori era possibile montare un sei cilindri in linea da 4,2 L (260in3) e da 164 Hp (122 kW) oppure un motore da 4,7 L (289in3) da 210 hp (157 kW). A partire dal giugno del 1964 divenne disponibile la versione K-Code da 271 hp (202 kW) del motore. Quest'ultimo faceva parte di un kit nel quale erano comprese molle delle sospensioni più dure, ammortizzatori più rigidi, barre anti-rollio anteriori, ruote più larghe e sterzo manuale. Questo kit ad alte prestazioniera l'optional più costoso della gamma Mustang e nel 1965 ne furono montati solo 7.273 su un totale di 680.992 Mustangvendute.
Altri optional erano costituiti dal differenziale autobloccante, cerchi ruota e relative coperture di disegno più elaborato, frenipiù potenti, aria condizionata, consolle centrale, tetto in vinile, diversi impianti radio, sedili e diversi altri accessori. Verso la fine del 1965 divennero disponibili, sempre a richiesta, i freni a disco anteriori. Furono poi aggiunti dei pacchetti specificatamente rivolti agli interni, Interior Decor Group o Pony Interior. Naturalmente il prezzo di acquisto della vettura, basso inizialmente, saliva con queste personalizzazioni di diverse centinaia di dollari che rendevano la Mustang una delle vetture con il più alto margine di profitto per i concessionari e per la ditta stessa. Due erano le tipologie di carrozzeria disponibili: decapottabile e hardtop.
Fu con il model year 1965, cioè dopo soli cinque mesi dalla presentazione del modello, che vennero introdotti i primi importanti cambiamenti. per prima cosa venne rivista la gamma dei motori disponibili. Venne tolto il 2,8 L (170in3) che fu sostituito da un 3,3 L (200in3) che forniva 120 hp (89 kW) a 4.400 giri al minuto.
Con l'introduzione del modello 1965 venne eliminato anche la versione che montava il 4,2 L che fu rimpiazzata da due nuovi modelli dotati del 4,7 L (289in3) V8. La prima, di ingresso alla gamma, con carburatore doppio corpo e 200 hp (149 kW) di potenza. La gamma continuava con un modello dotato di carburatore a quattro corpi che forniva 225 hp (168 kW) per concludersi con il modello ad alte prestazioni, o HiPo, che invece era rimasto invariato. Altra importante variante fu l'introduzione della carrozzeria fastback, cioè due porte più portellone posteriore.
Con questo modello ci fu anche il passaggio, avvenuto su tutta la produzione Ford, dai generatori a corrente continua (DC) Dinamo a quelli a corrente alternata (AC)Alternatore e venne introdotto anche il nuovo pacchetto optional GT, o ad alte prestazioni, nel quale erano compresi sia il precedente pacchetto HiPo che altre componenti. Questo kit era disponibile con i motori da 200 e da 225 hp e con tutte le tipologie di carrozzeria. dal cabrio, soft top, hard top e coupé.
Il modello 1966 della Mustang vide l'introduzione di modifiche minori negli allestimenti e di alcuni nuovi optional. Questi ultimi erano rappresentati dalla trasmissione automatica anche per le versioni più potenti, nuovi colori per gli interni e per la carrozzeria, un sistema audio Stereosonic ad otto tracce e con ricezione in AM oltre ad una delle prime radio AM/FM disponibili su una vettura.
Il modello 1967 fu il primo a subire delle riprogettazioni importanti e che vide l'ingresso nella gamma del motore Big block V8. Il modello che funse da base per l'introduzione di questo motore fu quello dotato del 4.7 L. Su questa vettura venne montato il motore a V da 6,4 L (391in3) che forniva 320 hp (239 kW), già montato sulla Ford Thunderbird.
Con il model year 1968 venne introdotto il motore Supercobra da 6,5 L. Venne usata una versione limitata a 335 hp (250 kW) e non quella originale da 410 hp (305 kW). L'anno successivo venne introdotta la muscle car Boss 429, una vettura costruita a mano e creata per ottenere l'omologazione NASCAR. Questa vettura fu disponibile solo nel biennio 1969 – 1970. La carrozzeria era simile alla fastback ed era stata denominata dalla Ford Sport Roof. Gli interni, lussuosi, erano denominati Mach 1. Per i colori la Ford si mantenne su schemi sobri, rispetto a quelli sgargianti dell'epoca. Altre caratteristiche che permettevano di riconoscere questa vettura erano le decalcomanie Boss 429 poste su entrambi i parafanghi anteriori, le ruote Magnum 500 da 15 pollici (380 mm) di diametro con gommeGoodyear Polyglass e la presa d'aria realizzata sul cofano.
Per ottenere maggiori benefici nelle competizioni, e con le tariffe assicurative, la potenza del motore era stata limitata a 375 hp (280 kW). Però era possibile ottenere con poche modifiche effettuate direttamente in fabbrica (montaggio della testata in alluminio con camera di combustione emisferica e sostituzione della guarnizione della testata con un mix di O-ring e altre guarnizioni – sostituzione impianto di scarico e rimozione del limitatore all'aspirazione) un incremento di 75/100 hp (56/74 kW). Se la vettura veniva portata a questo livello di prestazioni non erano più disponibili l'aria condizionata e la trasmissione automatica.
Nello stesso periodo per ottenere le omologazioni nella Trans-Am fu creata la Boss 302 nella quale la Ford cercò di unire la potenza di una muscle car con la maneggevolezza di una vettura sport. Su questa vettura era montato il 4,8 L V8 del 1968. Su questo motore furono montate le testate del futuro 5,8 L (351in3) che verrà presentato nel 1970 con la denominazione diCleveland. La potenza erogata dal motore era di 290 hp (216 kW) mentre la trasmissione era del tipo manuale a quattro marce. Originariamente la vettura doveva essere denominata Trans-Am ma la Ford fu battuta dalla Pontiac che applicò la stessa denominazione ad una versione speciale della Firebird. L'aspetto estetico della vettura era stato curato da Larry Shinoda e la vettura venne soprannominata Baby Boss.
Nei primi due anni di produzione furono vendute quasi 1.5 milioni di Mustang, stabilendo così il nuovo record delle vendite. Le vetture venivano prodotte negli stabilimenti di San Josè (California), Dearborn e Metuchen (New Jersey). Le altre case automobilistiche si trovavano nella condizione di non poter reagire. LaGeneral Motors produceva la Convair Monza, una vettura a motore posteriore che poteva competere con la Mustang ma le cui vendite rimasero sempre molto lontane da quelle realizzate dalla vettura Ford. Fu solo nel 1967, con la presentazione della Chevrolet Camaro e della Pontiac Firebird, che la GM poté contare su dei modelli comparabili alla Mustang. La AMC presentò, nel 1968, la sua Javelin e in seguito la AMX, una due posti capace di elevate prestazioni. La Chrysler aveva presentato qualche settimana prima della Mustang la sua Barracuda che però non ottenne lo stesso successo della sua concorrente, anche se in seguito divenne una delle più potenti Muscle-car disponibili.
In Germania la prima serie fu venduta col nome T5, poiché Mustang identificava un veicolo commerciale della Krupp, e venne acquistata prevalentemente dai militari americani stanziati nel paese.[3]
Dopo la fusione tra la Lincoln e la Mercury, ambedue marchi del gruppo Ford, un'altra Mustang fece la sua apparizione: la Mercury Cougar. Questa vettura altro non era che un Mustang di fascia alta. Presentata nel 1967 ottenne nello stesso anno il premio quale Motor Trend Car.
Seconda serie: 1974-1978
Ford Mustang II | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Anni di produzione | dal 1974 al 1978 |
Nel 1974 venne introdotta la Mustang II, vettura che ebbe vita breve ma che fece conquistare alla Ford un altro premio quale vettura dell'anno. Questo modello riportava al Mustang alle sembianze del modello 1964 per quanto riguardava le dimensioni, la forma e lo stile generale. La vettura si dimostrò più piccola dei modelli precedenti oltre che più lenta e pesante anche se la Casa puntava molto sulla qualità delle sue rifiniture, che venne definita come la più alta mai realizzata nell'industria automobilistica USA. In merito alle dimensioni la Mustang II era 50 cm più corta, 10 cm più stretta e 2,5 cm più bassa della versione precedente. Debuttò nel 1974.
La Mustang II era disponibile con carrozzeria hardtop che 3 porte. La versione base montava un motore da 2,3 L (146 in3) quattro cilindri in linea con singolo albero a camme in testa. Questo motore fu il primo ad essere realizzato usando non più il sistema di misurazione americano ma quello metrico. Come optional era disponibile il V6 da 2,8 L (170in3), prodotto in Europa per la Capri. Questo significò che il motore V8 scompariva, anche se per il solo 1974, dalla gamma Mustang. Questa assenza fu soggetta a diverse critiche da parte dei fan della vettura che scrissero molte lettere alle riviste di settore.
La Ford reintrodusse, con il model year 1975, il motore V8 ma dato che la vettura non era stata pensata per ospitare un motore simile fu necessario procedere ad una rilevante riprogettazione della stessa. Il modello di base dal quale partire per realizzare la Mustang II fu la Ford Pinto. Il motore scelto fu il 4,9 L (302in3) V8.
Nel 1976 venne lanciata la versione speciale Cobra II. Tale vettura era ispirata alle Shelby Mustang, e per questo motivo era stata dotata di un'ampia presa d'aria sul cofano, dello stemma della Shelby sulla mascherina del radiatore, di uno spoiler posteriore e di strisce da corsa in diverse tonalità. Unicamente l'aspetto era sportivo, in quanto il motore rientrava negli standard della Mustang II[4].
In ogni caso la vettura ebbe un buon successo commerciale e furono 400.000 gli esemplari prodotti nel primo anno. Il successo fu dovuto più che alle innovazioni introdotte al fatto che questo modello seppe riconquistare l'affetto del pubblico come era avvenuto per il modello 1964.
Anche la crisi petrolifera, che eliminò in pratica la fascia di vetture più potenti dai listini di quasi tutte le case automobilistiche, non interruppe il successo della Mustang II.
Terza serie: 1979-1986
Ford Mustang III | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Anni di produzione | dal 1979 al 1993 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 4562 mm |
Larghezza | 1755 mm |
Altezza | 1323 mm |
Passo | 2553 mm |
![]() Modello 5.0 Convertibile |
Nel 1979 venne realizzata, sotto la guida di Jack Teniac, una nuova Mustang di terza generazione. Questa si basava sulla piattaforma Fox della Casa e lo stile rendeva omaggio ai modelli che l'avevano preceduta negli ultimi 25 anni.
Nel 1982 la Ford reintrodusse nella gamma Mustang la GT. Questo doveva esser un modello ad alte prestazioni, una vera e propria nuova Muscle car. Il motore adottato era il Windsor V8 da 5,0 L (302in3) da 157 hp (134 kW). La trasmissione era a quattro marce. Come pneumatici furono adottati scelti quelli larghi e anche lo schema delle sospensioni era compatto. La vettura venne pubblicizzata con lo slogan The Boss is Back. Negli anni la potenza fu incrementata e raggiunse, nel 1987, i 225 hp (168 kW).
Terza serie restyling: 1987-1993
Sempre nel 1987 la Mustang subì, dopo otto anni, il suo primo importante restyling, modello 5.0. Questa rivisitazione riguardò sia la carrozzeria che gli interni e fu l'ultimo che la vettura subì per diversi anni a venire.
La popolarità della Mustang era restata inalterata nel tempo grazie al suo basso costo e alle sue prestazioni. Inoltre intorno a questa vettura era nato un grande mercato di parti e accessori speciali che ne aveva incrementato la popolarità.
Alla fine degli anni ottanta le vendite della Mustang rallentarono. Pur rimanendo intorno alle 100.000 unità l'anno non erano comparabili con le vendite dei primi anni. La Ford annunciò l'intenzione di interromperne la produzione per sostituirla con la Probe. Gli appassionati però sommersero la Casa con centinaia di migliaia di lettere che richiedevano il salvataggio di questo modello. Allora la Ford concesse un'ulteriore chance a questa vettura ma solo se le vendite si fossero attestate su buoni livelli. In caso contrario il modello sarebbe stato eliminato dal listino. Quando venne presentato il nuovo modello, che era stato ampiamente rivisto, il successo fu superiore alle aspettative e quindi il modello fu mantenuto in produzione.
Quarta serie: 1994-1999
Ford Mustang IV | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Anni di produzione | dal 1994 al 2004 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 4653 mm |
Larghezza | 1824-1857 mm |
Altezza | 1350 mm |
Passo | 2573 mm |
![]() |
Nel 1993, presso il salone automobilistico di Detroit, venne presentata la Ford Mustang Mach III, la quale anticipava alcune soluzioni poi impiegate sulla quarta seire della vettura. In configurazione roadster, era dotata di un propulsore 4.6 DOHC V8 da 450 cv di potenza.[5]
Nel 1994 la Mustang subì, dopo 14 anni, la prima importante rivisitazione. Il nuovo modello, designato SN-95, era basato ancora sulla Fox. Il design della vettura, sotto la guida di Patrick Schiavone, era stato profondamente rivisto ed incorporava alcune delle caratteristiche salienti dei modelli precedenti. Il motore del modello base era il V6 da 3,8 L (231in3) che forniva 145 hp (108 kW). Il modello GT utilizzava invece il 5.0, cioè il 4,8 L (293in3) V8 con il sistema di aspirazione del motore da 5.0 L (305in3). Venne riproposto anche il modello Cobra che invece montava il 5.0 L GT-40. La potenza in questo caso era di 240 hp (179 kW). L'impianto frenante era stato potenziato, mentre sia la trasmissione sia le sospensioni erano state modificate. Questo modello venne dichiarato vettura dell'anno, un riconoscimento che la Mustang si aggiudicava per la terza volta.
Nel 1995 gli ingegneri della SVT potenziarono una Mustang Cobra R ottenendo così la concept 6.1L Cobra R. Tale vettura presentava una cilindrata elevata da 5.8 a 6.1 litri, cilindri GT-40 con testata in alluminio, rapporto dei bilancieri a 1,7:1 e un impianto di potenziamento Crane installato sugli alberi a camme. Inoltre venne inserito sul motore un nuovo sistema di induzione dell'aria con doppi corpi farfallati da 50 mm e un nuovo sistema di scarico Ford Motorsport. Questa Mustang, colorata con una livrea totalmente bianca, garantiva 350 cv di potenza e un'accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,2 secondi[6].
Nel 1996 era atteso il ritorno di una versione dotata del 5,8 L (353in3) V8 ma invece nella versione GT venne sostituito il 5.0 L con il 4,6 L (in3) V8 modulare che forniva 215 hp (160 kW) che era stato introdotto sui modelli Lincoln e faceva parte di un processo di rinnovamento della gamma dei motori della Ford. Questo motore, dotato di 2 valvole per cilindro e di un singolo albero a camme in testa, non era però molto sportivo e forniva poca potenza sopra i 5.000 giri al minuto. La versione Cobra V8 venne aggiornata nello stesso anno. La potenza era ora di 305 hp (227 kW) mentre la distribuzione era a doppio albero a camme in testa. La cilindrata era di 4,6 L (280in3). Questo motore montava una testata in alluminio prodotta dalla ditta italiana Teksid che permetteva di aumentare il regime di rotazione del motore di 1.000 giri. Sempre nel 1996 venne portata a 150 hp (112 kW) la potenza del motore 3,8 L V6.
Nel 1998 il motore 4,6 L V8 vide salire la potenza a 225 hp (168 kW) con una mappatura più aggressiva e terminali di scarico di maggiori dimensioni. Questo fu anche l'ultimo anno di produzione per la Mustang arrotondata, cioè caratterizzata da una linea estetica della carrozzeria dominata dalle linee curve. Sempre per il solo 1998 venne offerto il pacchetto optional Sport composto da speciali strisce nere applicate, indipendentemente dal colore della stessa, sull'intera carrozzeria. Nello stesso anno venne presentata la concept car Super Stallion. Dotata di alimentazione sia ad alcohol che a benzina, era in grado di erogare la potenza di 545 cv grazie alla modifica delle teste dei cilindri, all'inserimento di nuovi corpi farfallati e di un nuovo compressore Garret.[7]
Quarta serie restyling: 1999-2004
Il nuovo modello venne presentato nel 1999. Le linee soffici del modello precedente erano state in gran parte eliminate. Sebbene inferiore per prestazioni allaCamaro, che montava il motore della Corvette, era più gestibile di questa e le vendite andarono bene. Il modello GT del 1999 era dotato di un motore capace di 260 hp (194 kW) a 5.250 giri al minuto. Il regime di rotazione massimo era di 6.000 giri. Rispetto ai modelli con singolo albero a camme in testa la potenza ai bassi regimi era piuttosto scarsa mentre, grazie alle nuove testate e al nuovo sistema di aspirazione, era ben distribuita agli alti regimi.
Per il modello Cobra venne dichiarata una potenza di 320 hp (239 kW) ma alcune riviste e diversi proprietari non concordavano con questa affermazione. Vennero effettuati dei richiami di modello 1999 dotati di Cobra sui quali venne installato sistema di scarico e di aspirazione aggiornato. Questi sistemi portarono la potenza ai 320 hp dichiarati. Nel 2000 il Cobra non venne prodotto, salvo pochi esemplari della versione R e la Casa sviluppò nuove parti per recuperare la potenza perduta. Queste modifiche furono introdotte nel modello Cobra del 2001 e il problema della potenza venne risolto con alberi a camme e testate di nuovo disegno.
Anche i motori modulari da 4,6 L a singolo albero a camme in testa subirono un aggiornamento. Le testate furono sostituite con quelle Power Improved, presenti nel catalogo parti della Ford. Anche i pistoni e i cilindri vennero sostituiti, portando così il rapporto di compressione a 10:1. Con un tale rapporto la sola benzinautilizzabile per alimentarli era, sul mercato americano, quella di qualità premium. Anche i Cobra furono migliorati adottando le testate tipo C, dette anche Tumble Ports in luogo di quelle tipo B utilizzate sui primi motori a doppio albero a camme in testa quattro valvole per cilindro. Il regime massimo di rotazione salì a 7.000 giri al minuto, guadagnando 1.000 giri rispetto ai motori precedenti. Sempre sulle vetture dotate di Cobra vennero montate delle sospensioni indipendenti posteriori.
Nel 1993, 1995 e 2000 erano disponibili delle versioni speciali della vettura dotata di Cobra R. Nelle vetture da competizione venne eliminato il condizionatore, la radio ed i sedili posteriori mentre le sospensione erano state accuratamente settate. A differenza delle prime R queste vetture potevano essere acquistate anche se non si era in possesso della licenza di pilota.
Nel 1995 e nel 2000 la cilindrata delle Cobra R fu portata a 5,8 L (353in3) dai precedenti 5,4 L (329in3). Questo incremento di cilindrata rese queste vetture estremamente potenti. Nel 1995 la Cobra R montava il 5,8 L V8 con sistema di aspirazione GT-40 e camme a profilo piatto. Per incrementare l'affidabilità la potenza venne limitata a 300 hp (224 kW). Nel 2000 il Cobra R aveva il blocco cilindri in acciaio, testate in alluminio e il migliore sistema di aspirazione mai montato su un motoremodulare. La Ford indicava in 385 hp (287 kW) la potenza di questa unità. La trasmissione era una Tremec T56 a sei marce, la stessa usata dalla Corvette, dalla Camaro e dalla Viper. Alcune modifiche esterne, l'adozione di un piccolo spoiler anteriore e di un'ala posteriore, aumentarono la deportanza della vettura e con essa la tenuta di strada e la stabilità alle alte velocità. Per il sistema di scarico, dotato di tre terminali Borla, venne usato quello con uscita sul lato dell'auto. Inoltre furono montati anche degli attuatori che regolavano l'altezza della vettura. Per quanto riguarda l'estetica si adottarono delle luci fumè che poi verranno montate sul modello di serie dell'anno successivo.
Nel 1999 venne creata la Mustang GT 35th Anniversary, una versione speciale che commemorava i 35 anni di produzione della Mustang. Rispetto alla Mustang GT di serie, essa aveva nuove prese d'aria sul cofano e sui fianchi, un alettone posteriore differente e un pomello del cambio in alluminio. Oltre a questi componenti di base, era possibile aggiungere alla vettura anche cerchi speciali, inserti color argento per le porte e i sedili in pelle charcoal, decalcomania nera speciale sotto la presa d'aria del cofano e tappetini con logo speciale. In tutto ne sono stati prodotti 4628 esemplari della 35th Annyversary[8].
Sempre nel 1999 venne sviluppata una concept car denominata Mustang FR500. Tale modello, sviluppato del direttore della SVT Dan Davis era basata sulla SVT Cobra. Aveva una velocità massima di 281 km/h grazie ad un propulsore che erogava una potenza di 415 cv abbinato ad una trasmissione a sei rapporti Tremec T56. Il cofano motore era realizzato in fibra di carbonio per essere reso più leggero e aerodinamico e anche l'impianto di scarico è stato ritoccato. L'impianto franante era costituito da freni a disco della Brembo a quattro pistoncini all'anteriore e dischi della Lincoln LS nella parte posteriore inseriti in cerchi da 18'. Il raffreddamento del motore viene assicurato tramite delle prese d'aria disposte dietro i paraurti in fibra di carbonio.[9]
Nel 2000 la Saleen realizzò la SR, una vettura ad alte prestazioni basta sulla Ford Mustang. Il mezzo presentava un nuovo kit aerodinamico e un propulsore V8 Turbo potenziato per erogare 505 cv di potenza e 678 Nm di coppia. Gestito da un cambio manuale a sei marce, era in grado di far accelerare la vettura da 0 a 100 km/h in in 4 secondi, con velocità massima di 325 km/h. [10]
Nel 2001 la Ford offrì una versione speciale della GT: la Bullitt. Questa vettura era una riproposizione che si ispirava alla 390 Fastback del 1968 e che fu utilizzata nell'omonimo film da Steve McQueen. Questa Mustang aveva un assetto leggermente più basso e montava, di serie, nuovi ammortizzatori e altri componenti, quali braccetti accorciati, rivisti per aumentare la maneggevolezza. Questa versione risultò la più maneggevole mai costruita. Il motore venne modificato montando una nuova presa d'aria sul cofano, caratteristica che faceva la sua ricomparsa dalla GT del 1999 che aveva prese d'aria laterali, e nuovi terminali di scarico. In seguito al modello vennero aggiunte anche le prese d'aria laterali e furono montati i pedali e la leva del cambio in alluminio. Altre caratteristiche di questa versione erano costituite dai pulsanti del cruscotto e dai sedili in stile retrò e dalle pinze dell'impianto frenante colorate in rosso e con inciso il logo Mustang. Infine per rendere le linee della vettura più pulite venne rimosso lo spoiler montato di serie sulla GT. La potenza del motore era di 265 hp (198 kW) che in seguito fu portata a 270 hp (201 kW). Anche la curva della coppia era stata migliorata tanto che il 90 per cento di questa era disponibile sotto i 2.000 giri al minuto. Per la Bullitt erano disponibili come optional gli pneumatici Goodyear 245/45 ZR. La Bullitt venne offerta in soli tre colori: Dark Highland Green, che era il colore della Mustang utilizzata nel film,True Blue e in nero.
Nei modelli di serie del 2001 venne aggiunta una presa d'aria molto simile a quella del modello speciale presentato per il 35º anniversario della Mustang mentre sul modello GT, e come optional all'interno del pacchetto Pony sui modelli dotati di V6, vennero inserite delle prese d'aria laterali vere cioè che non avevano solo funzione estetica ma erano realmente funzionanti. Vennero montate le nuove luci fumé già presenti sul modello 2000 della Cobra R e una nuova ala posteriore. Queste nuove componenti andarono a sostituire le vecchie luci cromate e l'ala montata sui precedenti modelli. Venne sviluppato il sistema elettronico di controllo del motore e delle emissioni ma senza che le prestazioni, che aumentarono, venissero penalizzate. Anche la maneggevolezza venne migliorata.
Sempre nel 2001 ci fu il ritorno del marchio Mach 1. Nel biennio 1969 – 1970 le Mach 1 erano estremamente popolari e la riproposizione di questo marchio aveva lo scopo di mantenere alto l'interesse sulla Mustang in attesa della presentazione del nuovo modello S-197. La nuova Mach 1 montava la versione aspirata del CobraV8 da 4,6 L (280in3) a doppio albero a camme in testa. Il motore era stato modificato in modo da fornire una maggiore coppia a bassi regimi. La potenza era di 305 hp (227 kW). Altre caratteristiche erano gli interni retrò con sedili realizzati in modo da assomigliare a quelli dei modelli di origine, pulsanti old-style, pedaliera e leva del cambio in alluminio. Esternamente era stato adottato il pacchetto strisce e uno spoiler che ricordava quello della prima Mach 1. Come cerchi erano stati scelti quelli da 17 pollici Magnum 500. Era stata realizzata sul cofano una vera presa d'aria Shaker, cioè direttamente attaccata alla testata del motore e passante per un vano realizzato nel cofano. Questa disposizione faceva sì che la presa d'aria si muovesse seguendo i movimenti del motore durante le varie fasi di utilizzo. Il modello Mach 1 verrà riproposto anche nel 2004.
Nel 2002 venne interrotta la produzione della Camaro e della Firebird e la Mustang rimase l'unica pony car in produzione.
Il model year 2003 venne presentato nella primavera del 2002. Venne riproposto anche il Cobra V8. Il motore, denominato Terminator Cobra, si presentava ampiamente rivisto nella potenza e nella gestione. La cilindrata era di 4,6 L (280in3) con distribuzione a doppio albero a camme in testa. Per migliorarne la vita utile erano stati montati blocco cilindri in alluminio e la sovralimentazione. La potenza raggiunse i 390 hp (290 kW). Su alcune riviste fu testata una potenza alla ruota di 380 hp (283 kW) che farebbe pensare per questo Cobra ad una potenza all'albero di circa 45 hp (35 kW). A questa unità era accoppiata una trasmissione T56. Questo modello rimase il più potente della gamma fino alla presentazione della Shelby 500.
Nel 2004 la Ford produsse la versione 40th Anniversary Edition della Mustang. Questa vettura era disponibile sia in come modello standard che come GT. La vettura si distingueva per una particolare scritta 40th Anniversary e per la sua colorazione speciale rosso metallica con strisce dorate. Gli interni erano stati migliorati ed erano disponibili alcuni accessori da collezione per il proprietario. Questo modello rappresentò l'ultimo modello di questa Mustang, nel 2005 verrà infatti sostituito da un modello di Mustang completamente nuovo.
Quinta serie: 2005-presente
Ford Mustang V | |
---|---|
![]() | |
Descrizione generale | |
Anni di produzione | dal 2005 al presente |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 4770 mm |
Larghezza | 1900 mm |
Altezza | 1380 mm |
Massa | 1520-1833 kg |
![]() |
Nel 2003, la Ford presentò una concept car che anticipava le linee della nuova generazione della Mustang. Tale vettura, denominata Mustang GT Coupé Concept, si presentava come una coupé due posti decappottabile. Per rendere subito identificabile la nuova concept come una Mustang da parte dei fan i progettisti del Ford’s Living Legends Studio di Dearborn e del Ford’s California Design Center si sono ispirati, nella realizzazione della carrozzeria, ai primi modelli di Mustang del 1968. Come motore è stato impiegato un 4,6 litri V8.
Il modello S-197 venne presentato al North American Auto Show del 2004, come model year 2005. Questa Mustang era un modello completamente riprogettato ed utilizzava il pianale D2C come base. Il design dell'auto era stato affidato a Sid Ramnarace che si ispirò alle Mustang degli anni sessanta realizzando uno stile che il vice presidente della Ford, J. Mays, definirà come retro-futurismo. Il modello base montava il motore da 210 hp (156 kW) V6 della Ford Cologne. La GT invece era dotata di un V8 da 300 hp (224 kW) da 4,6 L (280in3) tre valvole con apertura variabile. La trazione restava posteriore e offriva miglioramenti nella maneggevolezza e nella guida. Grazie alla tecnologia CAD la rigidità del telaio era stata incrementata del 100 per cento rispetto ai modelli precedenti. Migliorate anche la qualità delle finiture e della costruzione.
Poco dopo la presentazione la Ford iniziò la produzione del modello decappottabile, versione che era disponibile sia con il motore V6 che con il V8. Questo modello era specificatamente progettato per avere una rigidità maggiore senza incrementare il peso totale. Inoltre venne realizzato un tettuccio che si ritraeva con un sistema a Z che dava, quando ripiegato, alla Mustang un aspetto molto pulito.
Il modello 2005 ha avuto fin dal suo esordio un buon successo commerciale e la metà delle vetture sportive vendute negli USA sono delle Mustang. Questo ha fatto sì che alcuni giornalisti definissero questo modello come una instant classic.
Il modello 2006 offre, come optional, un nuovo pacchetto Pony per i modelli dotati di V6. Questo comprende scarichi in stile Bullitt, sospensioni migliorate, calandra con trattamento speciale, fari, spoiler posteriore, strisce speciali per le portiere e un particolare logo Pony.
Per la nuova Mustang, come per i modelli precedenti, sono stati realizzati moltissime parti speciali che vengono prodotte da ditte specializzate. Anche il modello V6, a differenza di quanto successo in precedenza, ha ricevuto una grande attenzione. Anche Carroll Shelby ha realizzato una versione speciale di questo modello dotandolo di compressore Paxton e portando la potenza a 350 hp (261 kW).
Nel 2007 è stata introdotta la nuova Shelby GT 500, vettura già presentata al New York International Auto Show del 2005. Questa vettura monta un motore da 5,4 L (329in3) modulare V8 sovralimentato accreditato di una potenza di 500 hp (366 kW).
Nel 2009 sono state presentate delle Mustang GT e V6 dotate di tetto panoramico. Questa soluzione è stata scelta come compromesso per gli acquirenti che avessero voluto godersi il panorama che circonda la vettura spendendo la metà del costo della versione convertibile. Inoltre, questo sistema a tetto panoramico permette di risparmiare il 20% dell'energia impiegata dal sistema di climatizzazione e protegge gli interni dallo scolorimento e dal deterioramento. Il tettuccio è anche dotato di un tendaggio mobile che permette di coprire il tetto panoramico.Esso è stato realizzato con un composto di vinile e vetro speciale per assorbire vibrazioni e rumori. I propulsori installati vanno da un 4,0 litri SOHC 6 cilindri da 210 CV accoppiato ad un cambio manuale 5 marce per la V6 ad un 4,6 litri V8 da 300 CV con cambio manuale 5 marce per la GT[11].
Nel 2010 sono stati sviluppati dei nuovi modelli costruiti intorno ai propulsori V6 e V8 GT in versione coupé, convertibile o con tetto panoramico.
Dal punto di vista estetico, su questa nuova edizione, la parte anteriore è stata modificata sia per renderla più aggressiva che per migliorare il flusso d'aria attraverso le prese d'aria per il motore. Sulla V6 i fari fendinebbia sono montati sullo splitter anteriore sportivo, mentre sulla GT si trovano accanto ai fari principali. I fari posteriori sono realizzati con la tecnologia LED, e sullo spoiler è stata inserita una telecamera per migliorare le manovre di parcheggio.Sulla versione V6 sono stati installati cerchi da 17', mentre sulla GT sono presenti cerchi da 19'.
Meccanicamente, la GT presenta un motore V8 da 4,6 litri che eroga 315 CV. Sono stati impiantati vari sistemi di sicurezza per la guida, come l'ABS, l'ESC e il controllo di trazione. Le sospensioni e le bare anti-rollio sono state potenziate per migliorare la tenuta di strada.
Gli interni sono stati realizzati con materiali fonoassorbenti e smorzanti per limitare al massimo l'udibilità del rumore esterno e delle vibrazioni[12].
Nel 2013 è stata lanciata la nuova versione GT Model Year 2014. La vettura presenta una linea rivista per garantire una maggiore aerodinamicità, mentre gli interni sono stati dotati di un nuovo tipo di stoffa multistrato per impreziosirli e al contempo insonorizzarli. Il telaio è stato irrigidito per aumentare la stabilità della vettura, motivo per il quale sono stati introdotte anche le nuove sospensioni MacPherson con configurazione a doppio snodo sferico, mentre nella sezione posteriore sono indipendenti. Il propulsore equipaggiato sulla vettura è un V8 da 5.0 da 420 cv e di potenza e 390 Nm di coppia gestito da un nuovo collettore del carburante configurato per ridurre il consumo di benzina e da un cambio manuale a sei rapporti. L'impianto frenante è costituito da freni a disco ventilati a cui è associato il sistema ABS.[13]
Nello stesso anno è stata presentata la nuova versione della Boss 302. La vettura è stata dotata di un propulsore V8 5.0 da 445 cv di potenza e 515 Nm di coppia. Inoltre sono presenti diverse decalcomanie che riprendono quelle che decoravano l'originale Boss 302 del 1969.[14]
Modelli speciali e concept
Nel tempo sono stati realizzati a partire dalla Mustang diversi modelli speciali e concept. I principali sono:
GT350
![]() | Per approfondire, vedi Shelby Mustang. |
La GT350 è una versione speciale realizzata da Carroll Shelby, con il beneplacito della Ford, nel 1965. La carrozzeria scelta era quella della fastback, allora appena introdotta. Il modello era stato creato per il solo scopo di vincere le gare, cioè in realtà di battere la Chevrolet Corvette.
Queste vetture speciali, ufficialmente designate solo GT350 senza far riferimento al nome del modello, erano in origine unanormale Mustang di colore Wimbledon White con interni di colore nero. La vetture erano prodotte nello stabilimento di San José, California da cui poi venivano spedite allo stabilimento di Shelby che si trovava vicino al Los Angeles International Airport dove avveniva materialmente la trasformazione.
Sulla vettura era stato montato il motore ad alte prestazioni da 4,7 L (289in3), freni a disco anteriori e trasmissione a quattro marce. Non era stato montato il sedile posteriore, il cofano ed erano stati tolti tutti gli allestimenti che avrebbero potuto fa identificare il modello.
Presso la ditta di Shelby venivano montati scarichi separati, cerchi in magnesio da 15 pollici (380 mm) realizzati dallo stesso preparatore, modificate le sospensioni anteriori per ridurre il sottosterzo e rendere la vettura più neutra nella guida, ammortizzatori Koni, cofano realizzato in fibra di vetro con un grande air-scoop (presa d'aria), sterzo rapido, i freni a tamburo posteriori della Ford Galaxie e differenziale autobloccante.
Altre modifiche erano costituite dallo spostamento nella parte posteriore della batteria, barra antirollio posteriore e anteriore, creazione di un pozzetto in fibre di vetro al posto del sedile posteriore nel quale alloggiare la ruota di scorta e gli attrezzi necessari nelle gare e gli interruttori spostati sul cruscotto.
Venne anche rinforzata la parte anteriore della vettura utilizzando un rinforzo ad X montato nei modelli destinati all'esportazione mentre sotto il cofano venne montato un rinforzo triangolare, chiamato Monte Carlo, che aveva la funzione di assorbire eventuali urti.
Anche il motore ricevette una cura per incrementarne la potenza che arrivò, secondo la rivista a circa 306 hp (228 kW). La rivista Hot Rod Magazine registrò un'accelerazione 0 – 100 km/h (0 – 60 Miglia orarie) in 3.4 secondi.
Mustang California Special
Negli anni '60, per incrementare le vendite nelle regioni dove venivano registrati cali, le varie concessionarie Ford proponevano versioni speciali della Mustang con particolari modifiche rispetto alle vetture base unicamente per le zone interessate. In questo contesto di edizioni speciali regionali venne alla luce, nel 1968, la Mustang California Special, o GT/CS. Essa venne realizzata traendo ispirazione dalla Shelby Little Red 67 e componendo insieme parti della Mustang GT, della Shelby Mustang 350 e della Shelby Mustang 500. Il suo ideatore era Lee Grigio, manager del distretto di vendita della California del Sud. Dopo aver ricevuto l'approvazione dalla casa madre per iniziare la produzione, nel febbraio del 1968 vennero esposti sette prototipi in varie concessionarie californiane. Due settimane dopo, gli ordinativi superarono il migliaio, motivo per cui, il giorno 17, venne avviata la produzione della CS nella fabbrica di San Jose. Le vendite partirono in marzo, mentre la produzione venne interrotta il 30 luglio. La carrozzeria era molto più leggera rispetto alla versione base grazie all'introduzione di numerose parti realizzate in fibra di vetro. Altre caratteristica particolare erano le targhette California Special apposte nella parte posteriore e le decalcomanie laterali con l'effigie GT/CS. Per il cliente era possibile richiedere qualsiasi colore o motore derivato dalle Mustang di serie da applicare alla propria California Special, rendendo ogni modello un esemplare unico. DI questa versione ne sono stati prodotti 4.118 esemplari[15].
Nel 2007 la Ford ha proposto una riedizione della CS sfruttando come base la Mustang GT di 5ª generazione. Lo sviluppo di tale vettura è stato affidato a Mark Wilson, manager del Ford’s Vehicle Personalization Group. Tale modello è disponibile sia in versione coupé che cabriolet. Esteticamente, la vettura presenta un paraurti anteriore con un piccolo spoiler integrato per aumentare il flusso d'aria da convogliare attraverso il radiatore.Oltre a ciò, è stato impiantato un sistema di scarico a doppio terminale, cerchi da 18' in alluminio avvolti in pneumatici ad alte prestazioni e una presa d'aria supplementare sul cofano.Il propulsore selezionato per essere montato sulla CS 2007 è stato il V8 3 valvole 4,6 litri da 300 cv della Mustang GT potenziato di 20 cv. Sulla verniciatura è stata applicata una livrea composta da bande da corsa che si estendono per tutta la carrozzeria[16].
Mustang SVT Cobra R
Questa versione speciale della Mustang Cobra R, realizzata dalla SVT, venne costruita in 106 unità nel 1993, 250 nel 1995 e 300 nel 2000.[17]
L'ultimo modello montava un propulsore 5.4L V8 DOHC 4 valvole per cilindro con una potenza di 390 CV. L'aerodinamica era stata migliorata con l'introduzione di un nuovo alettone posteriore, un coperchio per il vano motore ingrandito per ospitare il nuovo propulsore e di un kit di minigonne.[18] Gli pneumatici montati erano BFGoodrich g-Force KD da 18 pollici. La frizione era del tipo monodisco. Per alleggerire la vettura sono stati eliminati la radio e il climatizzatore. Inoltre sono stati aggiunti sedili sportivi della Recaro. Alla fornitura dei componenti hanno partecipato varie aziende: La Brembo per i freni a disco; La Tremec per il cambio a 6 marce; Eibach e la Bilstein per la sospensioni; Borla per il sistema di scarico.[19]
Il sistema di sospensioni è stato rivisto, a tal proposito il team SVT realizzò delle modifiche tali da consentire il montaggio delle sospensioni posteriori indipendenti al posto dell'assale rigido previsto per i normali modelli.
Mustang SSP
La SSP (Special Service Package) era la vettura destinata alle forze di Polizia. Nel 1982 la California Highway Patrol chiese alla Ford di produrre una vettura potente e leggera con la quale sostituire le Ford Fairmont, LTD e Crown Victoria. La versione speciale che la Ford realizzò nel 1983 si basava sul modello 5.0. Il motore forniva una potenza di 175 hp (130 kW) potenza non eccezionale ma più che adeguata alla missione.
Le principali modifiche effettuate alla vettura riguardavano l'installazione degli equipaggiamenti necessari a svolgere il compito per il quale era stata realizzata. Questi variavano a seconda dell'Ente o dell'Agenzia che le acquisiva. La SSP è stata prodotta dal 1982 al 1993 in circa 15.000 esemplari.
Mustang SVO
La Mustang SVO venne realizzata nel periodo successivo alla crisi petrolifera e alla entrata in vigore delle normative sull'inquinamento e sui consumi. Durante questo periodo si era assistito alla scomparsa di tutti i modelli ad elevate prestazioni e delle muscle car dalla gamma delle Case. In generale si era arrivati ad un certo appiattimento nelle prestazioni e nella potenza delle vetture. Per creare un modello di Mustang che fosse più prestazionale la Ford si rivolse alla sua divisione, da poco creata, Special Vehicle Operation, o SVO da cui la sigla di questo modello. La vettura che ne emerse fu una Mustang che si ispirava per estetica e meccanica al modello standard mentre per il livello di prestazioni era più vicina alle vetture elaborate da Shelby o alla Boss. La vettura rimase in produzione dal 1984 al 1986 e in questo periodo era il modello di Mustang più veloce presente nella gamma.
Come motore da montare sulla vettura venne scelto, al posto del V8 da 4.9 L (302 in3) non più in linea con le recenti normative, un quattro cilindri in linea di 2,3 L (140in3) sovralimentato con turbocompressore. Su questo motore venne montato anche un innovativo sistema di iniezione elettronica e un intercooler (scambiatore di calore aria-aria). Venne anche installato un sistema che permetteva al conducente di regolare le prestazioni del motore in base alla qualità, standard o premium, del carburante. La trasmissione era manuale a cinque marce. La potenza fornita da questo motore era di 175 hp (130 kW).
Furono effettuate anche altre modifiche rispetto alla Mustang standard quali una diversa geometria delle sospensioni, uno sterzo servoassisitito con rapporto 15:1 e un primo sistema di controllo della trazione. Anche i freni furono sostituiti. Da una coppia di dischi anteriori più una coppia di tamburi posteriori, ereditati dal pacchetto GT, si passò a quattro dischi autoventilanti. Sempre per quanto riguarda le sospensioni furono montati degli elementi Koni completamente regolabili. Per questa vettura vennero scelti dei cerchi in lega di alluminio a cinque razze su cui venivano montati i Goodyear P225-16 Eagle VR50 Gatorback. Infine venne installato anche un nuovo paraurti anteriore e uno speciale pedale che facilitava il cosiddetto punta – tacco durante la guida.
Gli interni della vettura erano molto curati e disponevano di componenti allora introvabili nelle auto di questa classe: il volante, la leva del cambio e del freno a mano erano ricoperte in pelle, i vetri erano ad azionamento elettrico, veniva montato un sistema audio stereo di ottima qualità, i sedili erano del tipo sportivo con supporto lombare mentre la chiusura delle portiere era centralizzata.
Nel tempo vennero rivisti rapporti e montato un sincronizzatore Hurst che ne migliorava la velocità e il feeling. Venne montato un nuovo sistema di raffreddamento e ilmotore sottoposto a costanti aggiornamenti raggiunse, nel 1986, una potenza di 200 hp (kW). Per la vettura era anche disponibile un kit di preparazione che ne incrementava le prestazioni ma al costo di rinunciare, per risparmiare peso, all'allestimento lussuoso degli interni sopra descritto.
Mustang Giugiaro Concept
Realizzata dall'Italdesign sotto la guida di Fabrizio Giugiaro, questo Concept fu la reinterpretazione della Mustang in chiave latina, le cui linee vennero riprese per il restyling del 2010. Appariscenti gli interni con rivestimento in cavallino e la manopola del cambio simile alla manetta di un aeroplano. Gli esterni sono caratterizzati da una carrozzeria color arancione brillante con particolari neri, da grandi cerchi in lega da 20 pollici (realizzati dalla casa italiana OZ) montati su pneumatici 275/40 all’anteriore e 315/35 al posteriore, da un tetto in vetro panoramico, dalla presenza di portiere a forbice e da fari posteriori tripartiti a forma di triangolo. La Giugiaro Concept non fu solamente un esercizio di stile, infatti la vettura fu dotata del notomotore V8 Ford da 4,6 litri a tre valvole per cilindro sovralimentato da un compressore volumetrico con intercooler, per un totale di 500 cavalli. La Mustang Giugiaro Concept venne concepita e realizzata in 30000 ore di lavoro e presentata al Salone Internazionale di Los Angeles nel 2006.[20]
Mustang GT-R Concept
Nel 2005, per festeggiare i 40 anni di produzione della Mustang, è stata creata la versione speciale da competizione GT-R Concept. La vettura, colorata con una vistosa livrea Arancione Valencia, è stata realizzata dalla Saleen Special Vehicles sfruttando l'85% dei componenti delle Mustang di serie del 2005. Il restante 15% è stato costruito impiegando componenti ad alte prestazioni uniti all'inserimento del motore Cammer come propulsore della vettura. Tale motore è un V8 da 5.0 litri che eroga 440 cv di potenza. I pistoni sono forgiati, con un rapporto di compressione di 11.0:1. Il cambio è manuale a sei marce.
Il design è stato curato da Doug Gaffka, il quale, per conferire alla vetture un'aria molto sportiva al primo sguardo, ha provveduto a far installare numerose parti in carbonio, tra cui il cofano e lo spoiler posteriore. I paraurti anteriori sono stati ingranditi per permettere l'inserimento di nuove sospensioni da corsa e dei nuovi cerchi da 20' avvolti in pneumatici slick Pirelli da competizione da 275/35 all'anteriore e da 305/30 al posteriore. I terminali di scarico doppi in acciaio inox sono stati posizionati ai lati della vettura, poco prima delle ruote posteriori, per dare un tono ancora più aggressivo. I finestrini posteriori sono stati eliminati per fare posto al sistema di erogazione del combustibile del tipo dry break. Tra i gruppi ottici posteriori è stato posizionato un sistema di raffreddamento differenziale.I freni sono Brembo a sei pistoncini.
Il cruscotto della Mustang di serie è stato sostituito con una versione in fibra di carbonio, su cui sono montati i manometri dell'acqua e della temperatura dell'olio. Il resto della strumentazione è stato inserito sul volante, simile a quello impiegato sulle vettura da Formula 1. Il roll-bar è stato realizzato per la doppia funzione di proteggere il pilota in caso di incidente e per irrigidire ancora di più la struttura della GT-R.
Lo scopo della GT-R è quello di dimostratore tecnologico per una vettura in grado di adattarsi, con poche regolazioni, ai regolamenti dei vari tipi di campionati automobilistici oggi presenti[21].
Mustang Shelby GT-H Fun
Nel 2006, la Ford, in collaborazione con la Shelby e la Hertz Corporation, ha proposto una nuova versione della Mustang GT-H, originariamente creata negli anni '60.Tale vettura può essere solo noleggiata in uno 18 aeroporti americani dove il parco macchine di lusso a noleggio viene gestito proprio dalla Hertz Corporation.
La realizzazione della nuova auto, denominata GT-H Fun, è stata compiuta dal Ford Racing Performance Group. Essa è facilmente distinguibile dalle altre Mustang sia per la tipica livrea nera a bande oro che contraddistingue sin dagli anni '20 le vetture Heartz che per le targhette identificative applicate sul battitacco e sul paraurti anteriore.
Per migliorare le prestazioni del motore V8 da 4,6 litri, è stata aggiunta una griglia di alluminio davanti al radiatore e delle prese d'aria sui lati della vettura.La potenza è stata portata a 325 cv grazie ad un pacchetto di potenziamento fornito dal Ford Racing Performance Group.La tenuta in strada è assicurata da pneumatici P235/55ZR17 che racchiudono cerchi in alluminio da 17' e dal pacchetto di potenziamento della maneggevolezza Ford Racing Handling Pack FR3. Tra la dotazione è implementato un sistema radio satellitare SIRIUS[22].
Mustang Bullit
Nel 2008, per celebrare il 40º anniversario della realizzazione del film Bullit, la Ford Racing ha creato una versione speciale della Mustang di 5ª generazione denominandola Bullit.
Meccanicamente, la vettura monte un propulsore V8 da 4,6 litri che eroga la potenza di 315 cv. La taratura del motore è stata eseguita in modo tale da migliorare la risposta della valvola a farfalla. Telaio e sospensioni sono stati ottimizzati per migliorare le prestazioni del motore. Di fatto è stato introdotto un roll bar specifico per questa versione con una struttura tower-to-tower che garantisce un notevole incremento di rigidità torsionale e laterale del telaio. Le pastiglie dei freni sono state potenziate per aumentare la sensibilità di risposta alla pressione del pedale e per limitarne il deterioramento. I cerchioni in alluminio Euroflange sono inseriti all'interno d pneumatici ad alte prestazioni da gara P235/50ZR 18 BF Goodrich g-Force T / A KDWS. Il cambio è un modello Tremac manuale a 5 marce.
Per migliorare il raffreddamento del motore, è stata impiantata una presa d'aria dietro il faro anteriore sinistro. Questa configurazione, unita alla modifica al rivestimento del cofano, permette un miglioramento esponenziale del raffreddamento del propulsore. Ulteriori modifiche sono state introdotte all' iniettore del carburante, il quale calcola la quantità di coppia da fornire al motore in base al combustibile impiegato. Il sistema di scarico è stato potenziato con dei doppi terminali da 3,5' in cromo.
Esteticamente, la vettura richiama molto la versione originale del film, sia per quanto riguarda la colorazione verde scuro sia per la totale assenza di spoiler e di vistose prese d'aria.
Gli interni sono realizzati in pelle Charcoal, mentre i sedili, modellati sul modello di quelli della Shelby Mustang GT500, sono stati realizzati con una nuova schiuma ecologica, la schiuma di soia[23].
Mustang WIP Edition
Nel 2008, la Ford, per portare il proprio sostegno alla campagna di raccolta fondi Warriors in Pink organizzata dall'associazione per la lotta contro il tumore al seno Susan G. Komen for the Cure, ha promosso per il secondo anno di fila una campagna vendite che prevede il rilascio di una serie limitata di Mustang il cui ricavato sarà devoluto interamente all'iniziativa.
Questa serie limitata è costituita da 2500 esemplari, tutti derivati dalle Mustang Premium Array V6, sia in versione coupé che convertibile. Tali vetture sono state dotate di numerosi stemmi rappresentati un nastro rosa inseriti sotto il logo laterale Mustang e sui tappetini interni. Inoltre, sempre di colore rosa sono le cuciture dei sedili in pelle, le decalcomanie sulla carrozzeria e le cuciture delle razze del volante. La componente meccanica rimane invece invariata rispetto al modello base[24].
Nel 2009, visto l'enorme successo dell'iniziativa, la Ford ha riproposto un altro migliaio di esemplari in edizione WIP. Queste vetture sono state realizzate sulle originali Mustang V6 Premium sia coupé che cabriolèt. Le aggiunte riguardano nuovamente l'inserimento di una fascia rosa sotto il logo Mustang e sui tappetini interni oltre a numerosi inserti degli interni e a delle bande da gara dello stesso colore[25].
Mustang AV8R
In occasione del Airshow Oshkosh del 2008, la Ford ha realizzato una propria versione della Mustang per omaggiare i numerosi caccia P-51 Mustang che parteciparono al raduno.
La vettura, denominata AV8R, è stata realizzata sulla base di una Mustang GT dotata di tetto panoramico, a cui sono state aggiunte, tramite la supervisione dei tecnici della Ford Racing, i cerchioni provenienti dalla Shalby Mustang GT500 e uno spoiler posteriore integrato. Inoltre, dal punto di vista meccanico, sono stati impiantati nuovi ammortizzatori, roll-bar, molle ribassate e dei nuovi impianti di sovralimentazione e di scarico che hanno portato a 400 cv la potenza del propulsore V8 24 valvole da 4,6 litri. La livrea è stata realizzata con una tonalità bicolore argento opaco-nero lucido, mentre sul tettuccio panoramico è stata applicata la stella che contraddistingue i velivoli dell'United States Air Force.
La vettura è stata messa all'asta per devolvere fondi al programma Gathering of Eagles , il quale prevede borse di studio per i giovani che si avvicinano al mondo dell'aviazione[26]
Mustang AV-X10 Dearborn Doll
Per garantire nuovamente il proprio supporto all'iniziativa Gathering of Eagles, la Ford ha nuovamente realizzato un modello speciale in occasione dell'Airshow Oshkosh del 2009, denominandolo AV-X10 Dearborn Doll (Dove AV-X10 sta a segnalare un progetto AirVenture Xperimental basato su di una Mustang model year 2010).
La vettura su cui è realizzata questa versione speciale è una Mustang GT Model Year 2010 con il tetto panoramico. La vettura, grazie a delle nuove sospensioni sportive, è stata abbassata di 1', mentre il motore 4,6 litri a 24 valvole è stato potenziato fino a 550 CV. I cerchi da 19' sono derivati dalla Mustang Shelby GT500.
La carrozzeria è verniciata di grigio metallizzato, fatta eccezione per lo spoiler anteriore e il muso dipinti di colore giallo. Sulla fiancata sono stati applicati dei pin-up grafici con il nome Dearborn Doll per richiamare gli originali pin-up che si trovavano sulle fusoliere dei P-51 Mustang. Sul tetto panoramico è presente la stella usata come coccarda dall' USAF durante il secondo conflitto mondiale. Gli interni hanno numerosi inserti realizzati in pelle color kaki, in omaggio alle vecchie divise degli aviatori americani[27].
Mustang Cobra Jet Twin-Turbo
Al SEMA 2012 di Las Vegas la Ford Racing ha presentato una nuova concept Mustang, denominata Cobra Jet Twin-Turbo, realizzata appositamente per le gare di accelerazione. La vettura è equipaggiata con un propulsore V8 da 5 litri abbinato a due turbocompressori di piccole dimensioni con le testate in titanio. Questi nuovi turbocompressori fanno parte della nuova tecnologia EcoBoost, in quanto, abbinati a alberi-guida dotati di cuscinetti a sfere a basso attrito, permettono di ridurre il momento di inerzia del 50%[28].
Nel 2013 la versione ha rivevuto un aggiornamento in modo tale da rimanere competitiva nei confronti delle nuove Dodge Challenger Mopar e Chevrolet Camaro COPO. La vettura omologata per le competizioni NHRA e stata messa in condizione di equipaggiare propulsori Ford V8 5.0 sia aspirati che turbocompressi. Inoltre il corpo vettura è stato alleggerito, sono stati impiantati un nuovo servosterzo elettrico e un nuovo roll bar e sono state introdotte nuove geometrie delle sospensioni per migliorare la guidabilità.[29]
Ford Mustang GT US Air Force Thunderbirds
Per commemorare il 70º anniversario della fondazione della pattuglia acrobatica US Air Force Thunderbirds la Ford ha deciso la realizzazione di un modello speciale della Ford Mustang GT Mk V. La linea di questa one-off è stata modificata per renderla simile a quella dei General Dynamics F-16 Fighting Falcon utilizzati dalla squadriglia. Oltre a ciò, presenta anche la stessa livrea e nuovi cerchioni da 22' con disegno specifico. Gli interni sono stati anch'essi modificati, con l'inserimento di sedili sportivi Recaro con i lochi della pattuglia acrobatica e di un nuovo sistema multimediale. Meccanicamente è stato inserito un nuovo compressore, nuove sospensioni sportive e freni Brembo.[30]
Attività sportiva
Grand-Am Cup
Nel 2005, molte Mustang GT di 5ª generazione furono impiegate con notevoli risultati all'interno del campionato americano riservato ad automobili gran turismo Grand-Am Cup[31].
Tali vetture sono delle GT di serie preparate per le competizioni su pista dagli ingegneri del Ford Racing Performance Parts. Il propulsore montato a bordo è un V8 5,0 litri Cammer ad iniezione elettronica che eroga la potenza di 420 cv [32].
F.I.A. GT3
Nel 2010 il team belga VDS Racing ha impiegato nel campionato europeo GT3 una Ford Mustang Mk V preparata appositamente per le competizioni su pista. Oltre all'aggiunta dei vari sistemi di sicurezza, di un nuovo kit aerodinamico e di un alleggerimento complessivo che ha portato la vettura a pesare 1350 kg, è stato potenziato anche il propulsore V8 5.6 per erogare 560 cv di potenza.[33]
Curiosità
- La Ford continua a vendere circa 150.000 Mustang all'anno. Molti vedono nei modelli degli anni 1964 – 1973 delle icone dell'automobilismo made in USA, al pari delle Chevrolet full-size degli anni cinquanta o della Corvette.
- L'attività di restauro delle Mustang rappresenta, anche per la facilità con la quale si possono reperire le parti di ricambio e per l'amplissima diffusione del modello, un hobby molto popolare.
- Anche la Mustang nº 1 è tuttora conservata presso l' Henry Ford Museum a Dearborn, Michigan che ha messo in rete una sua foto. Questa vettura era stata acquistata all'epoca da un pilota di linea e fu poi riacquistata dalla Ford nel 1966. Inizialmente venne offerta la vettura nº 1.000.000 ma il proprietario optò per una Mustang nuova.
La Ford Mustang nei media
- In ambito cinematografico, la Mustang è comparsa, in varie versioni, nei film Bullitt, Sorvegliato speciale, La vendetta di Carter, Fuori in 60 secondi, La casa sul lago del tempo, Era mio padre, Pretty Princess, Fast and Furious, 2 Fast 2 Furious, The Fast and the Furious: Tokyo Drift, The Fast And The Furious - Solo parti originali, La guerra dei mondi, Alta tensione, Grindhouse - A prova di morte, Transformers, Io sono leggenda, Death Race, Il cacciatore di aquiloni, Knight Rider, Never Back Down, Wrong Turn, Wrong Turn 2, Kick-Ass, Apollo 13, Scream, Mostri contro alieni, Tre tigri contro tre tigri, Halloween II - Il signore della morte, I 16 desideri, Hollywood Homicide, Drive (film 2011), Death Race 2, Un poliziotto a 4 zampe, Agente 007 - Una cascata di diamanti e Hannibal (in versione Mk III LX) e A2 Racer (in versione Mach I).
- In ambito videoludico, una versione coupé del 1965, in assetto da competizione, è presente tra i veicoli del videogioco FlatOut 2 (dove viene denominata Boxer). Un'altra apparizione nei videogiochi avviene invece nel simulatore di guida GT Legends (dove è presente una Mustang 289 da competizione)[34]. Compare inoltre in Driver 76 (Dove un modello del 1965 viene denominato Brooklyn)[35], in Ford Mustang : The Legend Lives (dove sono presenti 40 modelli di Mustang)[36], in TD Overdrive (in versione MkI e SVT Cobra R)[37][38], in Need for Speed: Hot Pursuit 2 (in versione SVT Cobra R)[39], in Buronut Dominator (dove la versione GT Mk V viene denominata Factory Muscle e la versione Mk V Factory Sports).[40][41], in Auto Modellista in versione GT Mk IV)[42], in Carmageddon 3: TDR 2000 (dove la versione Mk I viene denominata The Boss), in Grand Theft Auto (dove la versione Mk I viene denominata Stallion) e in Gran Turismo 5 Prologue (in versione GT Coupe Premium Mk V).
vi è piaciuta la giornata continuerò a scrivere
Nessun commento:
Posta un commento